1 Febbraio 2012
Parole che vengono dal silenzio
Il Messaggio di Benedetto XVI Avremo tempo a tornarci su. Ma intanto il richiamo è particolarmente forte, sotto questi chiari di luna. Infatti Benedetto XVI nel suo messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si terrà a maggio ha già messo le mani avanti, sollecitando – in modo spiazzante – ad ascoltare le parole che giungono dal silenzio od a immergersi nel silenzio al di là delle tante parole. Insomma nell’era mediatica, risuona l’invito a non trascurare la sosta, la calma, la pausa, il fermo-immagine ed il fermo-testa… nel silenzio che resta pieno di spunti preziosi. Indubbiamente viviamo una vita rumorosa, non solo per i decibel, ma per le voci e le scene che ci rincorrono e ci assediano. Vi siamo immersi, avvolti, frastornati. Gli occhi, le orecchie, la mente, il cuore non sanno più, talvolta, riordinare tutto quanto rimbalza addosso e dentro. La comunicazione è un valore indispensabile, ci mancherebbe. Dio stesso ha comunicato, ha parlato, si è fatto sentire, ha interpellato continua a farlo misteriosamente, tra i credenti che sono attenti alla sua Parola, alla sua Grazia, alla sua Presenza. Ma se partiamo da Gesù di Nazareth che “passava la notte da solo in preghiera”, possiamo comprendere come la comunicazione non azzeri il silenzio, anzi lo presupponga e lo valorizzi. Infatti vi deve attingere. Oggi invece rischiamo di aver paura del silenzio. D’attorno tutto è riempito con ogni sorta di messaggio, anche sguaiato, anche eccessivo, anche inutile e banale…. Quasi che il silenzio, appunto, fosse un non senso. Invece è la base solida e sperimentabile per non parlare a vanvera. Per imparare ad ascoltare in profondità. Per essere consapevoli nei gesti e nelle espressioni che vengono dopo. Per avere cervello, animo e cuore connessi. Oggi siamo travolti dalle parole, ma siamo anche impoveriti di pensieri. Siamo in affanno se non possiamo essere circondati da una colonna sonora purchessia, mentre stiamo alla larga da ogni assenza di rumore, magari intimoriti dal dovere di riflettere. Nell’illusione di essere qualcuno solo perché si è in mezzo agli altri, dentro relazioni che invece rischiano di essere solo superficiali, dentro intrecci che accostano ma non fanno molta comunione o non generano grandi convinzioni. Mai come nel chiasso odierno dovremmo risalire al detto popolare secondo cui un po’ di silenzio è davvero d’oro.
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