6 marzo 2015
Sul Parco Naturale del Monviso, tema già molto dibattuto, permangono dubbi e perplessità. Per chiarire alcuni di questi dubbi, il Cai Uget Valpellice ha organizzato un “question time” aperto alla popolazione valligiana per parlare della creazione di questa nuova entità, che ha già scatenato opposizioni e polemiche in molti territori coinvolti nel progetto. L’incontro si è tenuto a Torre Pellice mercoledì 4 marzo presso la sede del Cai di piazza Gianavello.
La questione nasce quando la Giunta Regionale del Piemonte approva un disegno di legge sul riordino delle aree protette piemontesi: in Piemonte sono presenti 81 aree protette regionale e due parchi nazionali, più altre aree provinciali o locali, attualmente amministrate da 14 enti regionali differenti destinati a essere ridotti a 9 dalla nuova legge.
Il Parco del Monviso sarà gestito da un consiglio in cui solo il presidente sarà nominato dalla giunta regionale, mentre tutti gli altri membri saranno designati dalle comunità delle aree protette, con una quota garantita per le associazioni ambientaliste e agricole.
Ma questo non basta a tranquillizzare la popolazione del territorio, benché la Val Pellice risulti coinvolta nel progetto del Parco solo per quanto riguarda l’oasi di Prà-Barant (Bobbio Pellice).
La Regione , invece, ritiene che l’etichetta di Parco Naturale possa rappresentare un’ottima opportunità per rilanciare il turismo e le attività sportive, e che lo stesso “marchio Monviso” costituisca un fattore attrattivo non indifferente, chi la montagna invece la vive ogni giorno vede la nuova entità come un’ennesima imposizione dall’alto, che rischia di moltiplicare i vincoli già esistenti, rendendo sempre più difficoltoso e complicato il lavoro e l’abitare il territorio in alta quota.
Tra i maggiori timori quello di non poter più praticare liberamente l’alpeggio, di non poter usufruire di mezzi motorizzati neanche per i pastori, di non poter più disporre delle piste forestali, ma anche di non poter più effettuare ristrutturazioni edilizie, raggiungere i rifugi con gli elicotteri e addirittura continuare a praticare gare sportive, come “la corsa dei Tre Rifugi”.
Tra gli ospiti erano presenti Alberto Valmaggia, assessore regionale all’ambiente per la Regione Piemonte, Paolo Allemano, consigliere regionale ed ex sindaco di Saluzzo, il consigliere regionale di maggioranza Elvio Rostagno, il consigliere regionale di minoranza Gianluca Vignale, responsabile del settore Aree Naturali Protette della regione Vincenzo Maria Molinari, il vicepresidente generale del Cai Ettore Borsetti, il presidente del Cai Piemonte Michele Colonna e il presidente della sezione Cai Uget Valpellice Marco Fraschia. Tra il folto pubblico invece rappresentanti di associazioni di agricoltori, allevatori, ambientalisti e cacciatori, e anche i sindaci di Villar Pellice (Lilia Garnier) e Bobbio Pellice (Patrizia Geymonat).
I rappresentanti della Regione hanno sottolineato che «tutti i timori sono assolutamente infondati, che nessuna di queste attività sarà impedita; certo i Parchi sono soggetti a regolamentazioni e vincoli, ma non saranno nella sostanza diversi da quelli di fatto già esistenti nell’attuale Sic (Sito di interesse comunitario)».
«L’unica categoria a risultare effettivamente sfavorita è quella dei cacciatori, dal momento che nelle aree protette nessun genere di caccia è consentita. Ma l’istituzione del Parco ha come primo obbiettivo la tutela, non rendere più difficile la vita di chi vi abita nei pressi!»
«Non è corretto dire che in un Parco tutto è vietato, ma d’altra parte una serie di vincoli è indispensabile – ha fatto notare Gianluca Vignale – oggi La Mandria sarebbe una distesa di ville se non fosse stato istituito il Parco».
Certo è che non sarà più accettabile sostituire tetti in losa con tetti di lamiera, come in alcuni casi si è fatto di recente… ma il piano d’area che verrà varato potrebbe addirittura essere meno restrittivo dei piani regolatori attuali.
Il Parco – hanno aggiunto gli ospiti – andrebbe visto come un’opportunità per riscoprire vecchi percorsi e ristrutturare nuove baite, ma soprattutto di permettere anche ai territori periferici di non ripiegarsi su se stessi, ma di agire da protagonisti nei processi decisionali, soprattutto ora che la città metropolitana diventerà il vero nucleo del Piemonte, e le aree esterne rischiano di contare sempre meno.
Ma la vera paura della popolazione e delle gestioni locali è proprio quella di perdere il controllo sul proprio territorio e di rischiare di dover sottostare alle decisioni prese altrove.
«Abbiamo gestito per decenni i pascoli montani con un modello ottimale che varrebbe la pena di esportare altrove – ha commentato il sindaco di Villar Pellice Lilia Garnier – perché ora vogliono venirci a insegnare da fuori come si fa?».
«In fondo cosa centriamo noi con il Monviso? – ha aggiunto il sindaco di Bobbio Pellice Patrizia Geymonat – Abbiamo sempre dialogato con il Pinerolese, perché all’improvviso ci imponete dall’alto questa nuova struttura che ci sottomette alle decisioni che verranno prese nel saluzzese?».
Il presidente del Cai Uget Valpellice Marco Fraschia ha fatto notare che «storicamente, per le popolazioni di montagna è sempre stato più facile comunicare con chi sta nella valle a fianco piuttosto che con la pianura. Resta il fatto che, se un errore c’è stato, è stato quello di non consultare il territorio prima di deliberare la nascita della nuova entità».
«Forse sarebbe bastato un più di dialogo prima – il commento di Giacomo Benedetti, uno degli organizzatori dell’incontro – ora anche noi come Cai Valpellice siamo in difficoltà: il Cai è sempre favorevole ai Parchi Naturali, ma ora anche molti dei nostri soci qui non lo sono».
Per il momento, il comune di Bobbio ha votato contro all’inclusione della propria area nel futuro Parco. Per vedere se la situazione cambierà, bisognerà attendere le nuove mosse della Regione e della stessa amministrazione comunale.