8 Luglio 2024
Papa Francesco conclude Settimana sociale dei Cattolici a Trieste

Papa Francesco ha chiuso la Settimana dei cattolici a Trieste il 7 luglio 2024, riflettendo sulla crisi del sistema democratico.
«Vi auguro di essere artigiani di democrazia e testimoni contagiosi di partecipazione». La democrazia non gode di buona salute ovunque e perciò serve creatività per il futuro in Italia e nel mondo.
Indifferenza cancro della democrazia
Nella storica 50ª Settimana dei cattolici a Trieste (3-7 luglio 2024) sulla democrazia – «storica» anche perché inaugurata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e conclusa da Papa Francesco e ciò non è mai avvenuto in quasi 120 anni – il Pontefice sottolinea che «l’indifferenza è un cancro della democrazia»; invita alla partecipazione, che va allenata con solidarietà e sussidiarietà, perché la fraternità fa fiorire i rapporti sociali; è preoccupato per l’astensionismo elettorale. Discorso sottolineato da molti applausi che si apre con il ricordo del nonno Giovanni che ha combattuto sul Piave e che gli fece conoscere Trieste. Declina la parola «cuore» con «democrazia» e la lega al bene comune secondo l’insegnamento del beato Giuseppe Toniolo, inventore delle «Settimane»: la prima si svolse a Pistoia nel 1907.
La cultura dello scarto
Nel mondo la democrazia non gode di buona salute: «Ciò ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo. La democrazia è un cuore ferito e “infartuato”, come preoccupano varie esclusioni sociali. Ogni volta che qualcuno è emarginato, tutto il corpo sociale soffre. La cultura dello scarto disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani, i vecchi. Questa è la cultura dello scarto. incapace di ascolto e di servizio alle persone. Ogni volta che qualcuno è emarginato, il corpo sociale soffre. Malattia molto brutta, incapace di ascolto e di servizio alle persone». Cita il grande Aldo Moro: «Lo Stato è democratico solo se a servizio dell’uomo», per cui bisogna creare le condizioni perché tutti possano partecipare. Poiché l’indifferenza è il cancro della democrazia, «la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi e giovani, e va allenata». Insiste sul contributo che il Cristianesimo può dare allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di una corretta relazione fra religione e società «promuovendo un dialogo fecondo con la comunità e le istituzioni perché, liberandoci dalle scorie dell’ideologia, possiamo avviare una riflessione comune sui temi della vita umana e della dignità della persona. Tutti devono sentirsi parte di un progetto di comunità. L’assistenzialismo è nemico della democrazia e dell’amore al prossimo».
Il cuore della politica è fare partecipare
Parlando del cuore risanato, cita chi assume una persona con disabilità o le comunità energetiche rinnovabili che promuovono l’ecologia integrale. «Il cuore della politica è fare partecipare. E queste sono le cose che fa la partecipazione, prendersi cura del tutto, non solo beneficenza. Una democrazia dal cuore risanato coltiva sogni per il futuro, mette in gioco, chiama al coinvolgimento personale e comunitario». Esorta a non cercare soluzioni facili, ma ad appassionarsi al bene comune e «come cristiani avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico». I cattolici non si accontentino di «una fede marginale o privata, non hanno da difendere dei privilegi ma devono essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona. Devono avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico». Invita il laicato cattolico, sull’esempio del venerabile Giorgio la Pira, ad alimentare progetti di buona politica che possono far rinascere la speranza.
Camminare insieme come popolo di Dio
La fede sia scandalo in una società anestetizzata dal consumismo. Tutti devono sentirsi parte di un progetto di comunità; nessuno deve sentirsi inutile. Certe forme di assistenzialismo che non riconoscono la dignità delle persone sono un nemico della democrazia e dell’amore al prossimo: «Formiamoci a questo amore, per metterlo in circolo in un mondo che è a corto di passione civile. Impariamo sempre più e meglio a camminare insieme come popolo di Dio, per essere lievito di partecipazione in mezzo al popolo. Un politico può essere come un pastore che va davanti al popolo, in mezzo al popolo e dietro al popolo. Davanti al popolo per segnalare il cammino; in mezzo al popolo, per avere il fiuto del popolo; dietro al popolo per spronarlo. «Non abbiamo bisogno di una religiosità chiusa, che alza lo sguardo fino al cielo senza preoccuparsi di quanto succede sulla terra, ma di una fede radicata nel Dio fatto uomo, che entra nella storia e risana i cuori spezzati». Si scaglia contro il consumismo, «ansia di sprecare e avere di più, una piaga, un cancro che ammala il cuore, rende egoista e fa guardare solo a sé stessi». Cristiana Scimone, che studia Giurisprudenza all’Università di Trieste ed è presidente del Consiglio degli studenti, parla di «incontro particolarmente emozionante che ti riempie il cuore. Penso che siamo molto fortunati ad avere un Presidente della Repubblica come Sergio Mattarella e un Papa Francesco, due figure che rappresentano quello che è il significato vero della democrazia, di cosa significa partecipare».
Una nuova civiltà fondata sulla pace e sulla fraternità
Da Trieste, affacciata sull’Europa, crocevia di popoli e culture, terra di frontiera – conclude papa Bergoglio – «alimentiamo il sogno di una nuova civiltà fondata sulla pace e sulla fraternità». Parole di speranza, che invitano a credere in un futuro migliore e investono Trieste e l’Italia di una responsabilità impegnativa. Parole inclusive, che invitano la città, la diocesi (ha solo 60 parrocchie) e la Chiesa ad aprirsi a tutti, senza distinzioni, dai carcerati ai migranti. Con il sorriso.
Pier Giuseppe Accornero
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