8 Luglio 2013
Morire di speranza

C’era anche una suora della congregazione pinerolese, membro della Commissione Federale Giustizia e Pace delle Suore di San Giuseppe, tra i partecipanti a “Morire di speranza, Veglia di Preghiera in memoria delle vittime dei viaggi verso l’Europa”, svoltasi il 19 giugno a Torino nella chiesa dei Santi Martiri e presieduta dall’ Arcivescovo Cesare Nosiglia. Ad organizzarla erano stati la Comunità di Sant’Egidio, il CISV e l’Ufficio diocesano per la pastorale dei migranti. Un avvenimento collegato ad altri analoghi, realizzati nel giro di pochi giorni in una rete di città italiane ed europee.
La Veglia romana, organizzata per il 20 giugno da Comunità di Sant’Egidio, Centro Astalli, Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, ACLI, con partecipazione di comunità e associazioni di immigrati, rifugiati e associazioni di volontariato, è stata presieduta dal Cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.
La religiosa ricorda la serata torinese come un momento di forte spiritualità in un contesto dal respiro internazionale, intercontinentale ed ecumenico. Esponenti di diverse confessioni cristiane e diversi riti (si andava da chi è arrivato recentemente in Italia a chi conosceva bene anche Pinerolo) hanno pregato nelle rispettive lingue, mentre non cristiani presenziavano con rispettosa attenzione.
Persone morte nel tentativo di sfuggire a dure realtà di miseria e violenza per trovare una vita migliore; persone mai riducibili a numeri o dati statistici, sono state ricordate, “chiamate per nome” da chi aveva condiviso con loro il viaggio riuscendo a sopravvivere: e una mamma ha trovato la forza di rievocare la morte del figlioletto. Per ciascuna delle vittime è stata accesa una piccola luce, poi deposta davanti ad un’icona.
Alla fine della serata, ogni partecipante ha avuto in dono una rosa ed un biglietto, dov’erano riprodotti una preghiera ed un dipinto che unisce spunti dell’iconografia orientale e dello stile “naif”: si vedeva la Sacra Famiglia in fuga, accompagnata da un vecchio camion e da un’imbarcazione, stracarichi di persone sofferenti. Un’immagine che entra in forte sintonia con questa parole: «Cari amici, non dimenticate la carne di Cristo che è nella carne dei rifugiati: la loro carne è la carne di Cristo…» Sono parole di papa Francesco, rivolte il 24 maggio proprio al Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, che stava per pubblicare il documento «Accogliere Cristo nei rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate».
Toccato dal recente naufragio di una imbarcazione di immigrati dall’Africa, lo stesso Papa Francesco lunedì 8 luglio sarà a Lampedusa per una visita breve e strettamente pastorale durante la quale lancerà una corona nelle acque dell’isola, incontrerà immigrati e popolazione e presiederà la celebrazione eucaristica. Un segno concreto di solidarietà e di speranza. In nome della vita.
Anna Maria Golfieri
LASCIA UN COMMENTO
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *