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Attualità  

Marco Gallo: nuovo direttore dell’Istituto superiore di liturgia a Parigi

Marco Gallo: nuovo direttore dell’Istituto superiore di liturgia a Parigi

A settembre 2025, all’Istituto Superiore di Liturgia (ISL) di Parigi arriva un nuovo direttore: Marco Gallo, sacerdote della diocesi di Saluzzo in Piemonte.

Con l’inizio dell’anno scolastico, nel settembre 2025, l’Istituto Superiore di Liturgia (ISL) vivrà una svolta importante con l’arrivo del nuovo direttore: Marco Gallo, sacerdote della diocesi di Saluzzo in Piemonte.

Succederà a Padre Gilles Drouin, che ha guidato l’Istituto per otto anni caratterizzati da una notevole dinamica collettiva, sia sul piano della ricerca che su quello della formazione.

Riconosciuto a livello internazionale per il suo pensiero teologico e le sue radici pastorali, Marco Gallo diventa il settimo direttore dell’ISL dalla sua fondazione nel 1956 . Ben noto al corpo docente, si appresta a portare una prospettiva nuova e più ampia alle problematiche liturgiche contemporanee, proseguendo nel progetto portato avanti dai suoi predecessori.

In un messaggio colmo di gratitudine per la sua comunità, Gilles Drouin ripercorre gli anni trascorsi alla guida dell’Istituto, la ricchezza della collaborazione all’interno dell’équipe e le sfide a cui l’ISL ha risposto accompagnando l’evoluzione del panorama liturgico in Europa.

Proseguirà la sua attività di insegnamento e ricerca presso l’Istituto Cattolico di Parigi, con particolare attenzione al dialogo tra culto e cultura.

In questo spirito di passaggio di testimone,Marco Gallo racconta le sue prime impressioni, le sue ispirazioni e la sua visione della missione che lo attende.
Incontro con Marco Gallo, Chi è?

Sono un sacerdote italiano di 47 anni, originario di Saluzzo, una piccola diocesi situata tra le valli alpine e una pianura dedicata alla frutticoltura. Ho completato la mia formazione a Fossano, poi a Roma e nel 2009 ho conseguito il dottorato presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo , sotto la supervisione dei professori Elmar Salmann e Andrea Grillo, con una tesi sul Benedizionale.

Da diversi anni insegno liturgia e sacramenti a Fossano e a Torino, oltre a essere professore ospite presso l’Istituto Giovanni Paolo II di Roma. Nel 2018 ho assunto la direzione della Rivista di Pastorale Liturgica e, nel 2022, la vicepresidenza dell’Associazione Docenti di Liturgia Italiani (APL).

Ho sempre cercato di conciliare la ricerca e l’insegnamento con un concreto impegno pastorale, convinto che la riflessione teologica non può essere disgiunta dalla vita delle comunità .

La parrocchia e la diocesi rimangono per me luoghi affascinanti, dove la liturgia prende forma e si dispiega nella vita dei fedeli. Accettare questa nuova missione presso l’ISL significa interrompere anni felici di ministero parrocchiale, vissuti in una bella fraternità con due amici sacerdoti, e di lavoro di formazione per il Servizio Nazionale del Catecumenato. Ma lo faccio con entusiasmo, portato dalla convinzione che la liturgia è un luogo essenziale per la vita della Chiesa.

Vista dall’Italia, cosa rappresenta per lei l’ISL?

Il movimento liturgico è sempre stato, per noi italiani, un dono del Nord, in particolare del Belgio e della Francia, prima di radicarsi oltralpe. Sono cresciuto intellettualmente leggendo con passione le opere dei grandi liturgisti francesi, seguendo La Maison-Dieu e le ricerche svolte all’ISL.

Ciò che mi ha sempre colpito è la capacità di coniugare una ricerca impegnativa con una genuina attenzione alla vita delle comunità che la celebrano. L’ISL è sempre stato un prezioso riferimento. A livello più personale, ho avuto una collaborazione ricca e amichevole con i suoi insegnanti per oltre dieci anni.

Lì ho trovato uno spazio di dialogo intellettuale stimolante e un modo di pensare la teologia che oggi mi sembra essenziale: in un’accademia veramente plurale, dove la ricerca e la formazione non sono mai imprese solitarie, ma un lavoro di squadra, in collegamento con gli altri istituti dell’ICP.
Quali sono, secondo lei, le sfide della formazione liturgica sessant’anni dopo il Concilio Vaticano II?

Tra le tante, ne citerei almeno tre di grande rilievo, in piena continuità con l’evento conciliare.

La prima riguarda la natura dell’azione liturgica, come momento in cui prende forma l’atto di fede.

Dopo aver guadagnato un posto nella teologia fondamentale, credo fermamente che sia giunto il momento che la liturgia sviluppi anche la sua virtù di teologia pratica.

Il secondo progetto è quello, recentissimo, della dialettica tra iniziazione all’atto rituale e ars celebrandi , che deve trovare un equilibrio.
La terza è la sfida di una liturgia cattolica che rimanga unica e che, allo stesso tempo, abbia il coraggio di apportare i necessari adattamenti culturali locali.
Con quale spirito sta affrontando questa nuova missione?

Innanzitutto, provo una grande gratitudine verso i miei colleghi che hanno riposto in me la loro fiducia, come pure verso la Chiesa di Francia che mi ha accolto in questa tappa del mio cammino. Arrivo con gioia, anche se lascio con emozione le comunità che ho servito in questi anni . Ma lo faccio con cuore sereno, perché credo profondamente nella Chiesa come comunione cattolica, al di là dei confini nazionali. Sono ben consapevole di avere ancora molto da imparare sulle specificità del contesto francese, ma sono convinto che la liturgia meriti il ​​meglio del nostro impegno . È in Lei che si esprime la nostra fedeltà al Signore e al mondo. Per riprendere la bella espressione di Chesterton, la liturgia è “il luogo dove tutte le verità si incontrano”: una realtà che, oggi più che mai, esige attenzione e riflessione.

Fonte: Istituto superiore di liturgia – Parigi

AGD

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