21 Novembre 2013
Le competenze di Cesare

21 novembre 2013
L’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Torino a carico della totalità dei consiglieri regionali del PDL e della Lega Nord e di parte degli esponenti delle altre forze politiche sull’abuso dei rimborsi spese per acquisti del tutto privi di giustificazione, come salami, banchetti di nozze e altre amenità, solleva a livello locale una questione etica che i cristiani impegnati in politica non possono ulteriormente accantonare, pena la definitiva scomparsa del concetto stesso di politico cattolico.
La comune linea difensiva degli indagati da parte della Magistratura appare essere l’appello alle norme interne del Consiglio Regionale: se la legge lo consente, sostengono alcuni, non abbiamo commesso reato a farci rimborsare spese evidentemente ingiustificabili.
Una risposta del tutto accettabile sul piano strettamente giuridico, che gli avvocati difensori non mancheranno di rimarcare anche nelle sedi giudiziarie. Come tutti noi sappiamo, in Italia è lecito abortire, è lecito pignorare l’intera pensione a un anziano soltanto perché l’ha lasciata in deposito su un conto postale, è lecito…
Sono attività di Cesare, e a Cesare competono. I fautori del laicismo, ma anche i molti cattolici che sostengono la doverosa separazione fra Chiesa e Stato, direbbero che il magistero ecclesiale deve astenersi dall’intervenire su materie che competono alla cosiddetta società civile.
Un cristiano, tuttavia, con buona pace anche delle imposizioni di legge, continuerà a definire “uccidere” l’aborto e “rubare ai poveri” il pignoramento della pensione depositata su un conto postale. Come definirà “rubare” il rimborso di spese non riconoscibili.
È una questione linguistica che riguarda una piccola setta di origine ebraica, i cristiani appunto. Persone un po’ originali che si rifanno ai presunti insegnamenti di un pregiudicato incappato nelle maglie della giustizia romana e condannato in via definitiva. Per i normali cittadini, le attività sopra descritte sono, sia chiaro, del tutto lecite e, in taluni casi, incoraggiate.
Non è quindi da scandalizzarsi se i consiglieri regionali coinvolti nell’inchiesta si difenderanno in tribunale e terranno saldamente la posizione e la retribuzione che spetta loro. È previsto dalla legge e dai costumi. Il problema – ed è una questione che non riguarda soltanto la setta minoritaria di cui abbiamo parlato sopra – si porrà quando i politici, fra pochi mesi, si rivolgeranno ai cristiani, e magari persino ai vescovi, per richiedere sostegno e riconferma.
I cattolici sono persone davvero curiose. Perdonano spesso, ma chiedono che chi sbaglia lo ammetta. Non pretendono molto, in fondo, soltanto le dimissioni immediate dall’incarico ricoperto, senza tante storie, senza pretesti, senza distinguo. Le dimissioni non sono un riconoscimento di colpa, né tantomeno un’ammissione di reato. Sono il segnale che l’incarico politico ed elettivo viene concepito come servizio alla collettività e non come fonte di arricchimento e potere personale. Un segnale indispensabile, urgente, non negoziabile.
Marco Civra
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