3 Dicembre 2012
La famiglia secondo il fisco

Economia. Il “redditest” dall’Agenzia delle Entrate mostra più luci che ombre Il 20 novembre scorso è stato reso noto il cosiddetto “redditest”, lo strumento ideato dal Governo e dall’Agenzia delle Entrate per verificare la congruenza tra il reddito del nucleo familiare e le spese sostenute. La presentazione è stata accompagnata dal dato allarmante che il 20% delle famiglie italiane (oltre 4 milioni) sono a rischio incongruenza e quindi potenziali evasori fiscali. Molti media hanno enfatizzato la notizia mutuando l’idea che la famiglia italiana con figli è la causa dell’ attuale disastro economico in quanto non paga le tasse. Ovviamente queste considerazioni si squalificano da sole, ma è pur vero che il redditest (e da gennaio il redditometro che veramente giudicherà i nostri consumi) ribadisce la scarsa considerazione che la politica attuale ha per la famiglia. Cercherò di spiegare meglio tali considerazioni.
La presentazione del redditest dichiara: «Il risultato tiene conto anche delle spese comuni (come ad esempio generi alimentari, abbigliamento, calzature, ecc.), non espressamente richieste perché frammentate nel corso dell’anno, ma che normalmente sostiene una famiglia come la tua». Ecco, quel “normalmente” così banale è invece una discriminante enorme. Tutti sappiamo che la famiglia «è il luogo dove si impara l’arte della solidarietà» (Giovanni Paolo II). Quante coppie scambiano i vestiti dei loro figli e i passeggini? Quanti nonni danno la mancetta che i genitori non possono fornire? A quanti bambini viene chiesto di rinunciare al regalo di Natale prediletto perché il dono è l’iscrizione all’attività sportiva, l’aerosol, quaderni e biro? Tutti questi gesti non sono considerati nella spesa “normale” e non sono dimostrabili, quindi da oggi chi li compie può andare incontro a guai seri con il fisco. L’altra istanza da mettere in risalto è la dimensione punitiva della scelta: una famiglia che fa sacrifici e rinunce, erode i risparmi dei nonni e magari chiede il sostegno ad enti benefici non è un nucleo che richiede una maggiore tutela, a cui aumentare gli sgravi e i contributi, ma una famiglia che evade e a cui bisogna prendere ciò che spesso non ha. Questo non vuol dire che non ci sia evasione in Italia, ma credo, anche per il mio ruolo e conoscendo bene le famiglie con figli (soprattutto quelle giovani), che la grande evasione non sia da cercare tra operai, impiegati e piccoli imprenditori con figli. Intravedo inoltre il rischio che un simile strumento presentato in maniera punitiva, induca le famiglie a rinunciare a quelle attività (sportive e culturali) che favoriscono la crescita dei bambini. Più luci che ombre, quindi, e un vizio di fondo: la famiglia considerata come una somma di individui, invece che una piccola società solidale, un ente privato appartato dal contesto sociale e estraneo ai valori dell’amicizia e della condivisione anziché un soggetto pubblico, inserito in una società civile che oggi la politica tende ad escludere dai luoghi decisionali.
GIUSEPPE CAGGIANO – RESPONSABILE UFFICIO FAMIGLIA DIOCESI DI PINEROLO
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