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Attualità  

Il suo unico scopo? Annunciare Cristo

Il suo unico scopo? Annunciare Cristo

Nel 1999, durante la visita “ad limina” mi chiese a che punto era il cammino ecumenico” È con gioia che ho accolto la notizia della beatificazione di Giovanni Paolo II. Anche la data scelta è particolarmente significativa: è la domenica “in albis”, che lui stesso ha chiamato “domenica della misericordia”, perché i testi biblici che vengono proposti nella liturgia eucaristica ci invitano a contemplare il costato trafitto di Cristo, sorgente della divina misericordia. È anche il primo maggio. Agli operai di tutto il mondo Giovanni Paolo II ha ricordato il diritto e il valore del lavoro con tre encicliche (Laborem exercens, Sollecitudo rei socialis e Centesimus annus) che mantengono ancora oggi la loro attualità.

I fedeli di tutto il mondo già nel giorno della sua sepoltura, avevano chiesto con insistenza: “santo subito!” La sua tomba, nelle grotte vaticane, continua ad essere meta di pellegrinaggio. Anch’io mi sono recato tante volte.

Ho molti ricordi di Giovanni Paolo II. A cominciare del giorno della sua elezione con l’apparire alla loggia centrale della basilica di San Pietro. Le sue prima parole sono state: “Sia lodato Gesù Cristo!” Portare Gesù Cristo al mondo, attraverso una nuova evangelizzazione, fu il suo sogno e il suo quotidiano impegno. Nel giorno d’inizio del suo ministero come Papa, gridò: “Aprite, spalancate le porte a Cristo!”. Perché questo si realizzasse attraversò tutti i Continenti, predicando che solo in Cristo c’è la salvezza.

Certamente i ricordi più cari sono quelli relativi agli incontri che ho avuto con lui, a tu per tu. Eccone alcuni:

Un’udienza in piazza San Pietro nell’agosto del 1979, insieme a mia mamma. Abbiamo potuto scambiare con lui alcune parole. Gli ho offerto un libro, allora fresco di stampa, sulla storia dell’abbazia di Fruttuaria, chiedendogli una preghiera per tutta la parrocchia. Di quell’incontro conservo una bella fotografia. È il Papa nel pieno delle sue forze, prima dell’attentato.

Proprio a San Benigno, Giovanni Paolo II fece sosta nell’ambito della visita pastorale alla diocesi di Ivrea. Celebrò la Messa la mattina del 19 marzo 1990 nella chiesa abbaziale, inaugurando i lavori di restauro con il ricupero dell’area archeologica. La sua visita fu per la comunità sanbenignese una esperienza eccezionale di unità tra tutte le espressioni sociali e politiche del paese. Lasciò un segno di risveglio religioso non indifferente. Non posso, poi, dimenticare la gioia di mia mamma nel trovarsi in cucina, da sola, a servire colazione al Papa seduto sull’angolo del sofà. Ebbi modo di salutarlo altre volte nelle sue vacanze estive in Val d’Aosta, ospite della casa salesiana di Le Combes.

Come vescovo lo incontrai nella visita “ad limina” del 1999. Era già malato e si muoveva a fatica. Ha salutato i vescovi del Piemonte uno per uno e, a pranzo, ha voluto che ciascuno gli parlasse della situazione religiosa e sociale della propria diocesi. A me chiese a che punto era il cammino ecumenico.

All’incontro annuale della Conferenza Episcopale Italiana, dopo il suo discorso ci salutava sempre personalmente, ascoltando con attenzione quanto ciascuno gli diceva, nonostante l’impazienza del cerimoniere.

Momenti molto simpatici furono anche gli incontri con i novizi salesiani durante le udienze pubbliche in piazza San Pietro. Aveva sempre una parola di incoraggiamento. Poi posava per la foto ricordo con tutto il gruppo.

È stato un grande Papa, Giovanni Paolo II! Ha dialogato con tutti, con l’unico scopo di annunciare Cristo.

XPier Giorgio Debernardi Pier Giorgio Debernardi con Giovanni Paolo II

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