10 Novembre 2014
Il ponte sul fiume Lemina, gran brutto film
10 novembre 2014
Nella serata del 28 ottobre la sala consiliare ha visto svolgersi un braccio di ferro fra la maggioranza, tranne i Moderati (che hanno votato contro la maggioranza di cui pure ufficialmente fanno ancora parte), da un lato, ed il resto dell’opposizione, dall’altro, su un tema molto dibattuto: il Consiglio era chiamato a decidere se approvare o meno una bozza di transazione fra il Comune ed un’impresa assicuratrice (la Atradius Credit Insurance). Ma andiamo con ordine, spingendoci nella selva oscura che ha originato la discussione.
Il prequel. “C’era una volta a Pinerolo”
Nel 2001 tre cooperative stipularono con il Comune di Pinerolo una convenzione edilizia per la realizzazione di 124 alloggi. Anziché versare nelle casse comunali tutte le somme dovute per il contributo di costruzione, esse si impegnarono solennemente a realizzare, entro sette anni, le “opere di urbanizzazione a scomputo”: vale a dire che quelle opere che avrebbe dovuto realizzare il Comune con i denari versati dalle imprese (parcheggi, illuminazione, marciapiedi, verde attrezzato ecc.), avrebbero dovuto, invece, essere realizzate direttamente dalle cooperative, ed il loro valore in denaro avrebbe quindi sostituito le somme non versate nelle casse comunali. Fra le opere da realizzare vi era anche un ponte sul torrente Lemina. Come previsto dalla legge, a garanzia del recupero da parte del Comune dell’intero contributo di costruzione, le imprese presentarono una polizza fideiussoria stipulata con la società assicuratrice.
Il ponte, però, è rimasto un miraggio, ed è iniziata, a colpi di note scritte, una partita a tennis degna di una finale di Wimbledon: nel 2006 le cooperative chiesero di pagare l’equivalente del costo del ponte, anziché realizzarlo, viste alcune difficoltà burocratiche (fra l’altro, il ponte avrebbe dovuto “sbarcare” su un terreno di proprietà privata, che non era evidenziato nel piano urbanistico predisposto dal Comune). Il Comune rispose che le imprese avrebbero dovuto richiedere una variante, e così le imprese fecero nel 2007, ma il Comune nel 2008 respinse la richiesta di variante, allora nel 2010 le imprese offrirono al Comune ben 458.926 euro, ma il Comune non poté accettare per ragioni tecniche, e nel 2011 quantificò la somma dovuta dalle cooperative in € 864.416, che esse non pagarono, e allora il Comune non fece causa alle cooperative, ma scelse di riscuotere la polizza (che però assicurava le cooperative solo per la parte capitale dovuta al Comune, che, esclusi interessi, rivalutazione e sanzioni, era pari ad € 467.814); peccato che anche l’assicurazione sollevò al Comune alcune eccezioni, ed ecco che, per evitare una causa con l’Atradius, il Consiglio si è trovato a scegliere se conciliare accettando un pagamento “a saldo e stralcio” ridotto ad € 350.000 oppure non conciliare.
Lo scontro. “Per un pugno di euro”
Il dibattito che ha preceduto il voto è stato animato. Il consigliere Giuseppino Berti (Moderati) ha annunciato, per ragioni burocratiche, il voto contrario del suo gruppo (segnando, tuttavia, oggettivamente e chissà se anche politicamente, un vistoso strappo, su una questione importante, con la maggioranza che sostiene Buttiero). Marcello Bruera (Progetto per Pinerolo) ha ironizzato sul ponte, che, secondo il computo metrico annesso al progetto, avrebbe comportato la realizzazione, fra l’altro, di ben 4 chilometri e mezzo di micro-pali piantati nel terreno sotto le fondazioni ed ha gelato l’aula ricordando che la convenzione del 2001 prevede l’obbligo di pagamento del contributo di costruzione per le cooperative e “successori ed aventi causa”. Questo significa che se il Comune volesse fare causa per recuperare la differenza, potrebbe citare in giudizio non solo le cooperative (ma due su tre sono state, nel frattempo, chiuse e liquidate), ma anche gli acquirenti degli alloggi costruiti! Lo ha seguito a ruota Andrea Chiabrando: «secondo la convenzione le opere di urbanizzazione avrebbero dovuto essere completate prima del rilascio dell’agibilità e dell’abitabilità: è la prassi che questa procedura non sia stata rispettata per 13 anni?», ed ha detto, rivolto all’assessora impegnata nelle politiche sociali, Agnese Boni (PD): «ti lamenti che per i servizi sociali i soldi non ci sono? Vatti a prendere questi 800.000 euro!». Massimiliano Puca, sempre tra le fila dell’opposizione di centrodestra, è stato ancora più netto: «se un cittadino non paga gli arriva l’avviso bonario, qui si consente di non pagare tributi per anni e poi si accetta una transazione per meno della metà. Si lasciano le strade in condizioni precarie, si risparmia sull’illuminazione, si chiudono gli asili nido», ed ha evocato lo spettro di «responsabilità contabili e amministrative», che «devono essere accertate; non può pagare sempre Pantalone». Luca Salvai (M5S) ha infine parlato di «vicenda gestita male».
I soldi. “Pochi, maledetti e subito”
Dai banchi della maggioranza si sono levate, in replica, più voci, unite dal fil rouge per cui, in tempi di crisi come questi, è meglio portare nelle casse comunali una somma comunque ingente in tempi brevi, anziché non incassare alcunché e rischiare ancora per anni avventurandosi in un giudizio dall’esito non scontato. Masciotta (sfilatosi dal PD all’inizio del mandato e passato nel “gruppo misto di maggioranza”) ha precisato di essere stato, in quegli anni, presidente della commissione urbanistica (come polemicamente ricordato da Luca Salvai) ma che detta commissione aveva solo un ruolo consultivo, che gli interventi edilizi furono realizzati per scopi sociali, ed ha sbottato: «non possiamo chiedere i soldi ai proprietari degli alloggi, sono cittadini!». Stefano Ricchiardi (capogruppo del PD) ha aggiunto: «è un percorso che ha presentato molte ombre, e che però non ci vieta di mettere un punto fermo. L’escussione della polizza è la procedura corretta». Riccardo Chiabrando (PD) ha insistito: «dobbiamo risolvere la vicenda». Anche il Sindaco (nonché neo-eletto Consigliere Metropolitano), Eugenio Buttiero, si è espresso: «la strada consigliata è questa, se costretto lo spiegherò in ogni sede».
La maggioranza, dopo l’estenuante confronto, ha infine approvato la delibera, con i voti del PD, di Piero Zanello (Rifondazione Comunista) e di Dafne Fornaro (UDC), mentre hanno votato contro Berti e Mensa (Moderati); tutti gli altri consiglieri che erano presenti in aula durante la discussione (salvo Camusso e Covato, già assenti), in segno di vibrante protesta, hanno invece lasciato l’aula prima della votazione.
Mario Incardona
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