21 Aprile 2020
Il 1 maggio a Caravaggio l'affidamento dell’Italia a Maria

La sera di venerdì 1° maggio 2020 alle 21 nel santuario «ci sarà l’atto di affidamento dell’Italia a Maria». Lo ha deciso la Conferenza episcopale italiana: «Raccogliendo la proposta e la sollecitazione di tanti fedeli il Paese sarà affidato alla protezione della Madre di Dio come segno di salvezza e di speranza».
La data e il luogo sono estremamente significativi. Maggio è il mese dedicato alla Madonna, tempo scandito dal rosario, dai pellegrinaggi ai santuari (una volta), dal bisogno di rivolgersi alla Vergine: «Iniziare il mese di maggio con l’affidamento a Maria, nella situazione attuale, acquista un significato particolare per l’Italia». Il luogo è Caravaggio, diocesi di Cremona e provincia di Bergamo: «Racchiude la sofferenza e il dolore in una terra duramente provata dall’emergenza sanitaria. La Chiesa affida alla Madonna i malati, i medici, gli operatori sanitari, le famiglie, i defunti. Nella festa di San Giuseppe lavoratore, sposo di Maria, affida i lavoratori preoccupati per il futuro».
Commenta mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona: «La gente ha sete di libertà, di salute, di futuro» e Caravaggio «è nell’epicentro della pandemia con cui l’Italia e il mondo fanno i conti da due mesi. La telefonata del cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti è stata una sorpresa e risponde a un preciso bisogno della popolazione: recuperare una sensibilità che non è di parte, ma che si dimostri palestra di unità». A Caravaggio, centro geografico della Regione, si svolgono le riunioni della Conferenza episcopale lombarda, delle associazioni e dei gruppi parrocchiali. A Caravaggio – insieme a Crema, Lodi, Cremona – andò Giovanni Paolo II nel sesto viaggio in Lombardia (19-21 giugno 1992): allora furoreggiava la polemica della Lega che voleva staccare la Lombardia dall’Italia. Il vescovo Napolioni si augura che l’affidamento «possa aiutare l’Italia a essere unita. In caso contrario il rischio è che la stanchezza e le polemiche politiche possano far venir meno l’unità nazionale».
Il 26 maggio 1432, 588 anni fa – quattro secoli prima di Lourdes e Fatima – la Madonna della fonte appare a Giannetta, 32 anni, sposa Francesco Varoli, un contadino ed ex soldato con il vizio di alzare il gomito all’osteria e di alzare le mani sulla moglie. Lei, nota in paese «per i suoi virtuosissimi costumi», anziché reagire, implora Dio e la Madonna di darle la forza di sopportare percosse e umiliazioni. Di Giannetta si sa davvero poco: non si conoscono le date di nascita e di morte, se avesse figli, se fosse povera. L’apparizione a Giannetta è una delle prime avvenute negli ultimi cinque secoli. «Maria della fonte», come la fonte che sgorga sopra il battistero e che è luogo di devozione e pellegrinaggio, specie degli ammalati.
Conclude mons. Napolioni: «Siamo preoccupati di fare bene la “fase uno”. Il traffico delle ambulanze e il suono delle sirene è stato in questi due mesi la nostra colonna sonora: ora è diminuito, ma quando ne sentiamo una si risveglia il nostro dolore. La lotta va avanti. Ci vuole vigilanza e rispetto delle misure di distanziamento. Anche noi desideriamo la “fase due” ma non bisogna farsi illusioni. Andiamo avanti con pazienza».
P. G. Accornero
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