29 Giugno 2011
Gioco d'azzardo: una tassa sulla povertà

È stata provata la grande portata del dominio della ‘ndrangheta sulle operazione illegali in Piemonte Una tassa sulla povertà. Così ha definito il gioco d’azzardo don Luigi Ciotti alla conferenza stampa del consiglio regionale, martedì 27 giugno, in cui l’Osservatorio regionale sull’usura e Libera hanno presentato alcuni dei progetti che saranno messi in campo sul territorio piemontese. Aprendo i lavori, il presidente del Consiglio Valerio Cattaneo si è impegnato a “sollecitare tutti i parlamentari piemontesi affinché venga approvata al più presto la proposta di legge al Parlamento per rendere illeciti l’installazione e uso delle slot machine nei locali pubblici che l’Assemblea ha approvato pressoché unanime lo scorso dicembre”. Un impegno significativo anche in relazione ai dati presentati da Francesca Rispoli dell’osservatori di Libera da cui emerge che in Piemonte nel biennio 2008-2010 se da un lato la spesa per i giochi legali è complessivamente diminuita dall’altra si registra un considerevole aumento delle newslot, le cosiddette “macchinette” dei bar. Tra il 2008 e il 2009 la maggior diffusione è stata del 31,75%, a cui è seguita, nel 2010, una minima riduzione del 3,19%. Secondo fonti Agicos – Agenzia Giornalistica Concorsi e Scommesse, la Provincia di Torino è la terza in Italia (quarta per popolazione) in cui vengono spesi più soldi per le newslot (1.266.998.326 € all’anno); prima è Milano, seconda Roma. Il confronto tra i redditi pro capite e i soldi spesi per il gioco in Piemonte, con dati incrociati tra Unioncamere e Agicos, evidenzia che le province a più alto reddito medio (Biella, Cuneo e Vercelli) sono anche le province dove si gioca di meno. In cima alla classifica del gioco d’azzardo legale si trova Verbania, penultima nella graduatoria dei redditi pro capite, dove il fanalino di coda è invece Novara, terza provincia piemontese per quantitativo di soldi spesi nel gioco. Con Alessandria, seconda in questa triste graduatoria, si può notare come le province al confine con la Lombardia siano le più colpite dal fenomeno.
Le bische clandestine, che “pescano” le proprie vittime tra i giocatori d’azzardo legali, hanno sostenuto i relatori – sono totalmente in mano alla criminalità organizzata. Grazie alle operazioni “Gioco duro” (2006) e “Minotauro” (2011), è stata provata la grande portata del dominio della ‘ndrangheta sulle operazione illegali in Piemonte. La situazione si aggrava se si considera che il gioco d’azzardo è la terza causa della larga diffusione del fenomeno dell’usura, anch’essa gestita in maggioranza dalla malavita. Luigi Ciotti ha riferito che dal monopolio di Stato è stato comunicato che rispetto all’anno scorso quest’anno il “fatturato” derivante dal gioco d’azzardo è aumentato da 60 a 80 miliardi. “Tocca a noi – sostiene il fondatore di Libera – offrire una risposta chiara sul piano culturale, perché è la cultura che risveglia le coscienze, inoltre occorre intervenire sulla sfera educativa, ma anche muoversi sul campo politico”. Il fenomeno delle newslot è in continua esponsione, nell’ultimo anno Rispoli riferisce che si è valutato un maggior utilizzo del 30% . Per Luigi Ciotti è importante il lavoro con le scuole, “importanza strategica è la prevenzione per circoscrivere il passaggio dall’uso all’abuso. Dobbiamo impegnarci tutti in una dimensione educativa. L’analisi del gioco d’azzardo chiama in causa tre livelli spesso intrecciati tra di loro: il problematico e il patologico, la dimensione culturale e quella criminale. Si può parlare anche di gioco come malattia, una dipendenza senza età, che coinvolge dai 15 agli 80 anni. Alll’inizio si comincia a giocare per curiosità, si prosegue prendendo gusto al gioco e alle pseudo vittorie, ma si continua perchè ad un certo punto scatta il brivido”. E se i dati sul gioco “legale sono impressionanti, il fenomeno appare ancora più preoccupante se si considera che secondo quanto riferito da Libera, le cifre del gioco illegale sono uguali, se non superiori a quelle del gioco legale.
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