11 Settembre 2013
Emergenza sfratti a Pinerolo

8 settembre 2013
Gli occhi della mamma si inumidiscono impercettibilmente e la voce tradisce un filo di emozione solo quando dice «abbiamo venduto le fedi nuziali per pagare l’assicurazione dell’auto… ci serve per portare di persona le richieste di lavoro nelle aziende». Quella che ha deciso di raccontarci la sua storia è una famiglia italiana normale, residente a Pinerolo, con due figlie da crescere nel migliore dei modi. La più piccola con sguardo vivace e il sorriso luminoso dei bambini e la più grande, adolescente, sul cui volto a tratti già appare un velo di tristezza. A parlare ora è il papà, piccolo imprenditore edile. Una storia di duro lavoro ma anche di una esistenza tranquilla, regolare, un buon tenore di vita tanto da rendere possibile l’accesso al mutuo per l’acquisto di una casa tutta per loro. Poi, qualche anno fa, le cose hanno iniziato a cambiare: «È arrivata la crisi, il lavoro era sempre meno, le tasse, il mutuo e un prestito da restituire, chiesto per materiali e attrezzature da lavoro. Per cercare di risollevarci e saldare i debiti abbiamo venduto la nostra casa e ci siamo trasferiti in un appartamento in affitto. Neppure questo però è servito e, come non bastasse, il lavoro è divenuto ancora più saltuario. Alla fine ci siamo ritrovati senza più soldi né lavoro, con l’affitto, le bollette, la spesa per il cibo, le necessità delle bambine e, specialmente, le tasse, ogni tre mesi. Se non sei in regola con le tasse non puoi lavorare e se non lavori non puoi pagare le tasse. È come un cane che si morde la coda e noi siamo finiti in questa situazione. Ho iniziato a cercare lavoro, qualsiasi lavoro, disperatamente. Ma niente, sempre la stessa risposta: ci lasci il curriculum nella buca, le faremo sapere».
È un racconto che fa star male, che parla di una dignità ferita, di una ricerca di lavoro continuamente frustrata, dell’angoscia per lo sfratto sempre più imminente e di una condizione di vita che mai e poi mai si sarebbe immaginata possibile. Ma questa storia, assolutamente autentica, racconta anche una variegata e multiforme solidarietà, gli aiuti degli amici, dei vicini, della Caritas, l’intervento del Comune per alcune mensilità di affitto. Questa storia parla anche di un nuovo modo di vivere, con il pane fatto in casa, le sciarpine in maglia confezionate per racimolare qualche euro, la riscoperta del baratto… Non vi è dubbio però che la vera soluzione a problemi e situazioni come quella appena esposta è una sola: il lavoro, la ripresa dell’occupazione e dell’economia. Ma nel frattempo, in particolare per il cruciale problema della casa, che cosa si può fare?
Questa domanda ha trovato una attenzione e una risposta nelle scelte dell’amministrazione comunale di Pinerolo che ha voluto fossero ben due gli assessori incaricati di lavorare sulle tematiche di interesse sociale. Sia Giampiero Clement, vicesindaco e assessore per la casa che Agnese Boni, assessore con delega per le politiche sociali, sono concordi nel definire disastroso il problema casa a Pinerolo. Nel 2012 ci sono stati 111 sfratti esecutivi sul territorio del comune ed ora, con almeno due sfratti a settimana, la situazione non è certo migliore. L’emergenza tocca in particolare le fasce di popolazione più deboli, coloro che sono stati espulsi dal mondo del lavoro e si trovano senza alcun reddito ma pur sempre costretti a sbarcare il lunario in qualche modo. Per le altre necessità quotidiane sono circa cinquecento le famiglie che, con il pacco alimentare o in altri modi, sono assistite dal Centro di ascolto, dalla parrocchia di Fatima, di Abbadia, o ancora dalla Chiesa Valdese. Per queste famiglie, però, pagare un affitto, anche se basso, diventa una cosa impossibile e così, dopo sei mesi di morosità, scatta la procedura di sfratto che dopo dieci mesi diventa esecutiva. A fronte di ciò l’amministrazione comunale ha fatto una precisa scelta politica decidendo di incrementare le risorse destinate a questa emergenza, perché nessuno sia costretto a dormire in strada, in stazione o in auto. Una scelta certamente costosa per la comunità (come si può vedere dai dati riportati nella tabella allegata) ma, crediamo, altrettanto certamente condivisibile. Un dato per tutti, solo per i soggiorni alberghieri dovuti ad emergenza abitativa sono stati previsti e messi a bilancio per il 2013 quasi 100.000 euro. L’assessore Clement puntualizza che tutte le persone che si rivolgono al Comune per il problema casa vengono ricevute ed ascoltate, con tempi di attesa non più lunghi di una settimana. Ovviamente le situazioni presentate sono molto diverse ed occorre capire ed approfondire anche gli aspetti tecnici per poter effettuare le scelte più appropriate. Non è pensabile né possibile aiutare tutti in modo indiscriminato. Oltre ai citati soggiorni in albergo sono diverse le possibilità di intervento: sanare direttamente la morosità per mantenere l’uso dell’abitazione, erogare contributi per l’affitto di nuove case, concedere in subaffitto alloggi affittati ad hoc dal Comune, sistemare provvisoriamente in dormitori per uomini o per donne… Ci sono poi gli alloggi di edilizia sociale, le cosiddette case popolari, che continuano ad essere assegnate secondo la graduatoria comunale anche se più della metà delle assegnazioni sono destinate a casi di grave emergenza abitativa. L’assessore Clement precisa ancora che bisogna sfatare il falso mito secondo cui la maggior parte degli aiuti per la casa andrebbero a stranieri, extracomunitari e non. Questo non è vero perché sono molto più numerosi gli interventi che riguardano invece famiglie e singole persone italiane. Ora come ora il problema casa può riguardare chiunque e non solo i poveri “storici” e le fasce di marginalità. Gli assessori alla casa e alle politiche sociali invitano chiunque abbia un problema abitativo a recarsi in Comune dove sarà accolto ed ascoltato e dove si cercherà in tutti i modi di trovare le soluzioni più idonee. In sinergia con il comune, oltre alle già citate realtà ecclesiali, operano diverse associazioni di volontariato che ora possono avvalersi anche di un coordinamento centrale e di una banca dati. L’importante infatti è la collaborazione a tutti i livelli e tra tutti i soggetti coinvolti perché i problemi, specie i più gravi e difficili, si risolvono insieme.
Massimo Damiano
LASCIA UN COMMENTO
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *