18 Febbraio 2013
L'arte di comunicare: forse si vince così
Dopo le dimissioni del governo Monti si è scatenata la campagna elettorale che, ancora una volta, ha ribaltato i pronostici che annunciavano una facile vittoria per la coalizione di centrosinistra.
Merito della genialità di Silvio Berlusconi (che curiosamente non è candidato premier), ma anche delle oggettive difficoltà di comunicazione che hanno caratterizzato il Partito Democratico sin dalla sua nascita. Il limite del partito di Bersani è quello di aver condotto una campagna conservativa, puntando sull’entusiasmo delle primarie invece di insistere con proposte programmatiche incisive.
Un esempio? Il PD, che con le primarie ha dimostrato di essere avanti anni luce rispetto agli altri in materia di autofinanziamento, non sta parlando dell’abolizione dei fondi pubblici ai partiti; un tasto su cui i concorrenti stanno invece premendo con successo. Questa proposta, insieme a molte altre, fa parte di un programma che il centrosinistra ritiene scontato. Un programma implicito che, fatalmente, la maggior parte degli italiani non conosce. L’italiano medio, al di la della croce che apporrà in cabina elettorale, sa quali sono le proposte di Berlusconi: restituire l’Imu e condono tombale.E Bersani? Mah. «Però lui è serio».
La mossa più incisiva del cavaliere è stata quella di mettere gli italiani davanti a ciò che gli esperti di comunicazione chiamano “Visualizzazione creativa”: far immaginare agli elettori come si sentiranno quando il portafoglio sarà magicamente rinvigorito dalla restituzione di una tassa pagata mesi prima. Volendo azzardare un paragone con la vita di tutti i giorni, il processo di visualizzazione creativa è quello che entra in moto quando ad un consumatore passa sotto mano un volantino con la pubblicità di un nuovo smartphone e inizia a sognare come l’oggetto cambierà in meglio la sua vita. Poco importa se due settimane dopo si sarà già stufato e pentito di come ha speso i suoi soldi.
Chi invece la comunicazione politica non ce l’ha proprio nel sangue è il premier uscente, capace di iniziare la campagna elettorale filosofeggiando sulla differenza tra salita e discesa in politica, e concluderla presentando in Tv “Empy” il cagnolino.
Il Movimento a 5 Stelle, infine, è da considerarsi ormai un “ex” outsider la cui crescita è dovuta più alla capacità leader carismatico Beppe Grillo di intercettare gli umori del popolo con proposte come l’abolizione di Equitalia e del finanziamento pubblico ai partiti, che alle strategie di comunicazione messe in atto sul web.
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