31 Luglio 2013
Dalla parte delle donne (anche quando la legge chiude gli occhi)

Apro i giornali e leggo. “Tenta di dare fuoco alla sua ex”; “13enne chiama i carabinieri perché il padre sta violentando e massacrando la madre”; “Uccisa dal suo ex sul lungomare”… Tre storie a caso, solo nelle ultime ore.
La violenza contro le donne va aumentando in modo esponenziale.
Si dovrebbero prendere misure drastiche per fermare queste violenze, questi omicidi annunciati, per bloccare le persone che pubblicamente dicono che uccideranno una donna, uccideranno i suoi figli e contro i quali poco o nulla si fa e si può fare.
E che cosa fa il governo, quello dove ci sono i rappresentanti eletti, quello che dovrebbe tutelare i cittadini?
Urla in piazza e nei telegiornali che tutti hanno uguali diritti, che tutti devono essere garantiti, che non devono esserci discriminazioni.
Bellissimo! Come non essere d’accordo?
E in concreto? In concreto la commissione Giustizia del Senato una decina di giorni fa fa accoglie a maggioranza l’emendamento presentato dal Senatore Lucio Barani (Grandi autonomie e libertà) che sposta il tetto per il carcere preventivo dai 4 ai 5 anni.
Grazie a questa modifica l’articolo 280 del codice di procedura penale cambierebbe così: «La custodia cautelare in carcere può essere disposta solo per delitti, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni». Ma l’articolo 612 bis, quello che disciplina gli atti persecutori tra cui lo Stalking prevede che la pena per questo reato vada da sei mesi a quattro anni.
Di conseguenza elimina il carcere preventivo.
Complimenti, veramente complimenti. È proprio ciò che serviva
Ma prima di votare un simile emendamento e anche prima di proporlo, i nostri governanti si sono premurati di informarsi quali reati sarebbero stati esclusi come custodia cautelare?
Stando ai giornali ora in molti, tra quelli che hanno approvato, chiedono di cambiare il testo che hanno votato.
Dov’è la coerenza? Per svuotare le carceri si deve lasciare parte della cittadinanza senza tutela?
Un ministro ha detto che «vedremo di fare qualcosa almeno per le recidive».
Ma come si può attendere una recidiva di fronte a una violenza o ad un omicidio?
Trovare una soluzione migliore e più efficace sarebbe sicuramente possibile con un minimo d’impegno.
E lo stesso discorso si può fare per il bullismo su internet, per la violenza tra minori, per la violenza di gruppo. Anche qui mancano le norme. Finché non ci sono almeno lesioni gravi o non ci scappa il morto nessuno può fare nulla.
È ora di svegliarsi, di adeguare le leggi ai tempi, di farlo in modo rapido, non mettendoci anni e andando all’indietro nella tutela invece che avanti.
Salvo poi sbandierare i diritti in campagna elettorale.
La difesa delle donne deve essere obiettivo primario, pratico, non teorico.
Altrimenti, dovrebbero essere questi signori che hanno approvato una simile modifica ad andare a dire a figli rimasti orfani o a donne sfigurate «questo è anche merito mio»…
Piera Bessone
Presidentessa Associazione Donne Pinerolesi
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