15 Maggio 2020
#coronavirus. Le varie confessioni religiose hanno firmato i protocolli per la ripresa del culto

Il 15 maggio, a debita distanza nel rispetto delle norme, i rappresentanti delle grandi aree confessionali presenti in Italia hanno firmato a Palazzo Chigi a Roma i Protocolli di comportamento finalizzati alla progressiva ripresa delle attività di culto nel rispetto delle norme in materia di contrasto alla diffusione del virus Covid19. Erano presenti i rappresentanti delle comunità evangeliche e di quella ebraica, di quelle islamiche e sikh, induiste e buddhiste, testimoni di Geova, Baha’i e mormoni, insieme al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, per la firma dei rispettivi Protocolli, ciascuno adattato alle peculiarità delle varie tradizioni religiose in materia di svolgimento dei reti.

Per l’Unione delle chiese valdesi e metodiste, dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia, della Chiesa evangelica luterana in Italia il primo firmatario è stato il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Pur membro della FCEI ha firmato a parte l’Esercito della Salvezza. Altri firmatari di parte evangelica sono stati i rappresentanti delle Assemblee di Dio in Italia, dell’Unione delle chiese cristiane avventiste e delle Assemblee di Dio.

«L’incontro ha reso plasticamente visibile il pluralismo religioso dell’Italia di oggi – ha commentato il presidente Negro – e mostrato i frutti della collaborazione tra lo Stato e le varie confessioni religiose su materie anche delicate come quella delle misure antipandemiche da adottare nell’esercizio delle attività di culto». A tessere i rapporti con le varie confessioni è stato il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione all’interno del quale opera la Direzione centrale per gli affari dei culti che, per l’occasione, si è avvalso di consulenti esterni.

«Un ringraziamento va al Ministero dell’Interno e a chi con competenza e impegno ha curato questi rapporti – prosegue Negro – impegnandosi in un dialogo serio coi rappresentanti delle varie confessioni, accogliendo osservazioni e proposte che queste hanno avanzato. Come evangelici abbiamo apprezzato, in particolare, l’uniformità dei criteri adottati per le diverse confessioni e l’attenzione al servizio dei ministri di culto che operano in diaspore ampie ai quali, eccezionalmente, viene riconosciuta la possibilità di spostamenti anche intraregionali. Si è così adottato – ha concluso – un metodo di riconoscimento e dialogo che valorizza le specificità confessionali nel quadro di un comune impegno alla responsabilità. È stata realizzata una buona pratica che ci auguriamo possa essere adottata anche in altre occasioni».
CS
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