26 Novembre 2024
Convegno Movimento per la vita. 280 mila bimbi salvati dal 1975 a oggi
Partendo dal 44° convegno nazionale del Movimento per la Vita, la presidente Marina Casini propone numeri e riflessioni intorno all’attività del MPV.
«Non siamo i padroni della vita ma facciamo di tutto per accoglierla e difenderla». Contro gli sberleffi degli abortisti e gli insulti delle femministe, pacatamente il Movimento per la vita, i Centri di aiuto alla vita e le Case di accoglienza hanno vissuto, a Mogliano Veneto (Treviso) il 44° convegno nazionale guidato dalla presidente del Mpv Marina Casini che ha preso l’eredità e l’impegno del papà-fondatore, Carlo Casini.
«Non abbiamo mai preteso di essere i padroni della vita né pensato di averne il monopolio. Mi piace paragonare il Movimento per la vita a un motorino di avviamento. Fin dagli inizi abbiamo scelto di essere il lievito nella pasta e provato a tenere sempre accesi i riflettori sul fondamentale tema della vita assumendoci la responsabilità di difenderla e accoglierla sempre dal concepimento alla morte naturale». Il tema del convegno «Parole di speranza. Il servizio alla vita tra cultura e volontariato» sottolinea il legame con il Giubileo della speranza ormai alle porte. «Tutelare la vita è aprirsi alla speranza. Abbiamo constatato il gran numero di iscrizioni. Il popolo della vita continua a crescere in questo Paese». Sottolinea poi che il convegno coinvolge tutti i Centri di aiuto alla vita (CAV), i Movimenti locali, le Case di accoglienza e i servizi SOS vita e la realtà del «Progetto Gemma». «Tutto questo testimonia una realtà complessa, articolata e capillarmente diffusa su tutto il territorio nazionale».
Affermazioni che si basano su una solida realtà: i numeri. Dal 1975 (quindi anche prima della legge di aborto, che è del 1978) a oggi i bambini nati grazie ai Centri di aiuto alla vita sfiorano i 280 mila, di cui 5.940 nel 2023. Sempre l’anno scorso le gestanti aiutate sono state 8.234 e le donne assistite sono state 14.216. «Numeri – osserva la Casini – frutto di un volontariato appassionato e non appariscente» senza dimenticare che all’indomani dell’approvazione della legge sull’aborto, la Conferenza episcopale italiana indicava tra «i compiti nuovi da eseguire con ogni risorsa di pensiero e di azione» la salvaguardia della vita del nascituro. «Dobbiamo tornare all’essenziale – spiega la presidente – e cioè guardare al bambino concepito e non ancora nato come a “uno di noi”. Questo è il punto da cui partire per affrontare tutte le questioni che si aggirano intorno all’aborto. L’embrione è “uno di noi”: lo dicono dice la ragione e la scienza. Riconoscere al bambino non nato tutta la pienezza della dignità umana consente di arrivare a toccare tutti i terminali della vita, anche quelli più periferici».
Affronta anche il delicato dilemma: diritti della donna o diritti del bambino? È categorica: «In questi cinquant’anni abbiamo sperimentato che stare dalla parte del bambino è stare dalla parte della mamma e viceversa. Il conflitto tra i due è puramente ideologico. Ogni donna, ogni mamma che si è lasciata accompagnare ha ritrovato la libertà di accogliere e di gioire per la vita che portava in grembo. Mettere una contro l’altro è falso e ideologico. Per non parlare delle ferite che l’interruzione della maternità genera nel cuore e nell’animo della donna». Casini acutamente osserva: «La domanda “Ma che fai, lo tieni?” dà l’idea della logica abortista in cui viviamo. Quando le donne, spesso costrette a ricorrere all’interruzione di maternità per mancanza di un lavoro o perché sole e indecise, trovano un aiuto, si sentono accompagnate e riacquistano la libertà di dire sì alla vita e di accogliere i loro figli».
E i figli concepiti in provetta o che nascono da «maternità surrogata?». «Qualsiasi bambino nato con le tecniche di fecondazione artificiale, compresa la maternità surrogata, è figlio a tutti gli effetti e da considerare a pieno titolo come “uno di noi”. Sono vita anche loro senza se e senza ma! Condanniamo non il frutto ma la pratica che, in riferimento alla maternità surrogata, resta aberrante e disumana. Assistiamo alla rivendicazione del diritto ad avere un figlio a tutti costi e costi quello che costi, una ricerca spasmodica che travolge tutto e tutti, che utilizza le donne come mezzi per giungere al fine, che sfrutta la povertà e l’indigenza di tante donne. Per non parlare delle condizioni capestro contenute in questi contratti: se il figlio non è sano deve essere abortito; se si è in presenza di una gravidanza gemellare si può farne fuori uno dei due o dei tre. E non dimentichiamo il mai sopito commercio di embrioni».
Perfettamente in linea con l’insegnamento della Chiesa. Papa Francesco il 9 gennaio di quest’anno, incontrando gli ambasciatori di 184 Paesi, parla di pace e di difesa della vita umana «fin dal grembo materno»; attacca la «pericolosissima teoria del gender» e auspica che la maternità surrogata «sia proibita ovunque».
Pier Giuseppe Accornero
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