15 Settembre 2012
BUONE NOTIZIE PER L’EUROPA
Dopo mesi e anni di cattive notizie per l’Europa, qualcosa sembra finalmente cambiare. Dopo l’infinito corteo di segnali di crisi e annunci di baratri per l’Europa, gli ultimi giorni hanno registrato più luci che ombre, con eventi che potrebbero cambiare la sorte dell’Unione Europea, frenandone la deriva pessimista, ridando fiato all’euro e incoraggiando le Istituzioni europee a riprendere l’iniziativa.
La serie positiva era cominciata il 6 settembre con la decisione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) di farsi carico della protezione dell’euro acquistando bond dei Paesi in crisi con operazioni di portata illimitata, sottoponendo i Paesi beneficiari a condizioni severe e a un monitoraggio costante. Si è trattato di un risultato perseguito da Mario Draghi con grande determinazione, anche a costo di isolare il Presidente della Bundesbank, in rotta di collisione con la BCE e con lo stesso governo tedesco.
L’esito nell’immediato è stato quello di raffreddare la speculazione finanziaria, più importante però è stato l’aver smosso politicamente l’UE, spingendola verso nuovi traguardi che l’avviino prima all’unione bancaria, poi a quella economica per approdare infine a quell’unione politica che l’Europa cerca da oltre sessant’anni, dopo averla mancata una prima volta nel 1954 con il fallimento della Comunità europea della difesa (CED) e sfiorata con il Trattato di Maastricht all’indomani del crollo del Muro di Berlino, dell’unificazione tedesca e della dissoluzione dell’URSS a cavallo degli anni ’90.
E’ poi toccato alla giornata del 12 settembre dare all’Europa altre tre buone notizie.
Di buon mattino, la Corte costituzionale tedesca ha adottato una sentenza favorevole alla legittimità del Fondo salva-stati deliberato dal Parlamento tedesco, accompagnandola – come da tradizione – con condizioni volte a salvaguardare la sovranità tedesca e a limitare alla soglia dei 190 miliardi la partecipazione della Germania al Fondo, chiarendo che ogni ulteriore misura dovrà ottenere un’esplicita approvazione del Parlamento.
Poco più tardi il Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, è intervenuto davanti al Parlamento europeo per presentare la proposta di unione bancaria, sollecitando la ripresa del cammino verso l’integrazione politica e l’effettiva creazione di una federazione degli Stati europei, riproponendo – sulla scia delle recenti dichiarazioni della Merkel – l’esigenza di riformare i Trattati UE, a seguito di un “ampio dibattito politico e democratico”. Intanto però la strada dell’unione bancaria si annuncia in salita: la Germania vuole limitare la vigilanza centrale affidata alla BCE solo alle grandi banche, lasciandone fuori il suo importante tessuto di Casse regionali.
Ha completato in serata la serie di buone notizie l’esito delle elezioni politiche olandesi, portatrici di non trascurabili segnali in controtendenza rispetto all’ondata di euroscetticismo cresciuta in questi ultimi anni, da quell’infelice rifiuto del progetto di Costituzione europea nel 2005 fino alla mareggiata di populismo e xenofobia abbattutasi sul Paese dei tulipani in questi ultimi mesi. Il quel clima era maturata la crisi di governo dei mesi scorsi, all’origine delle elezioni anticipate che hanno segnato un arretramento delle posizioni euroscettiche, tanto a destra che a sinistra, e un consenso a due partiti moderati, quello liberale e quello socialista, probabilmente chiamati a governare insieme e a riprendere la strada delle intese europee da parte di un Paese fondatore della prima Comunità europea, vicino politicamente alla Germania.
E tuttavia questi segnali di luce non sono privi di qualche ombra, soprattutto i primi due, che sottolineano ancora una volta come decisioni importanti per l’Europa siano delegate ad organi tecnici e giurisdizionali, come la BCE e la Corte costituzionale tedesca, in assenza di una capacità dei politici, eletti dai popoli europei, di assumere iniziative che spettano a loro, favorendo supplenze “tecniche” che minano democrazie inquiete e fragili.
Non sarà così che l’Europa verrà liberata dai populismi di destra o di sinistra e riconsegnata a un sano esercizio democratico.
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