3 Novembre 2020
Attentato a Vienna. Le reazioni della Chiesa e della politica
Mentre l’Europa sta combattendo la sua lotta contro il Coronavirus, il 2 novembre in Austria si è assistito ad un’altra notte di terrore a causa di un nuovo attentato terroristico. La carneficina, scoppiata a Vienna, esattamente cinque giorni dopo l’attentato di Nizza davanti alla basilica di Notre-Dame de l’Assomption, ha portato alla morte di 4 persone e a 17 feriti. A colpire sarebbero stati cinque attentatori, di cui uno ucciso poco dopo dalla polizia, i quali avrebbero attaccato simultaneamente vari luoghi della capitale austriaca tra cui la sinagoga. Prontamente sono arrivate le dichiarazioni del cancelliere e del ministro dell’interno, Sebastian Kurz e Karl Nehammer assieme a quelle del sindaco di Vienna Michael Ludwin e dei rappresentanti delle istituzioni europee, i quali oltre a fornire le prime dinamiche dei fatti e condannarli hanno inviato messaggi sia di vicinanza alle famiglie delle vittime, sia sull’unità nazionale ed europea.
A parlare è stato anche il vescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn il quale in un post Facebook ha scritto: «In queste ore drammatiche prego con molti altri che seguono attraverso i media i tragici eventi nel cuore della nostra città, per le vittime, le forze dell’ordine perché non si verifichi alcun altro spargimento di sangue».
Successivamente, pure il presidente della conferenza episcopale austriaca, monsignor Erzbischof Franz Lackner, si è lasciato andare a un commento sul social: «Restiamo uniti con il conforto della compassione e della speranza, pur senza parole! Quale ideologia aberrante e di disprezzo era all’opera per sparare a caso a persone riunite pacificamente? Le persone credenti devono condannare questo atto nel nome di Dio e resistervi interiormente con tutta la loro forza di spirito e di fede. La pace, una parola di fede fondamentale riconosciuta da tutte le religioni, è un bene prezioso. Ciò deve essere difeso, se necessario, dalle istituzioni dell’ordine pubblico autorizzate a tal fine: questo è accaduto questa notte. Vi siamo grati per questo. Non ci pieghiamo alla violenza. Le nostre preghiere vanno prima di tutto alle vittime, le nostre condoglianze a chi ha perso una persona cara, a chi è stato terrorizzato, a chi piange ancora, a chi ha dovuto passare la notte nella paura. Restiamo in piedi con il conforto della compassione e della speranza». Oltre alle gerarchie della chiesa cattolica austriaca è giunto il commento del premier Israeliano Benjamin Netanyahu a sostegno del popolo austriaco, ma anche con un forte valore simbolico verso la comunità ebraica colpita nell’attentato: «Israele condanna il brutale attacco a Vienna e sta in totale solidarietà con l’Austria. I civili ovunque devono unirsi per sconfiggere la barbarie del terrorismo islamico».
Anche gli esponenti della politica piemontesi non hanno tardato a commentare. Il capogruppo dei moderati presso il consiglio regionale, Silvio Magliano, ha infatti sottolineato: «All’indomani dell’ennesimo attacco all’Europa, torniamo a rivendicare a gran voce chi siamo e che le nostre radici sono cristiane: la nostra civiltà risponda alla follia del terrorismo con decisione e a una sola voce. Ribadiamo ancora una volta che l’Europa è democratica e libera e che un’altra Europa non è pensabile, non è concepibile. Non c’è altra risposta alla follia del terrorismo che ha colpito, con Vienna e con Nizza, l’Europa intera, portando morte e dolore nelle nostre città. Ho chiesto in Consiglio Regionale di poter osservare un minuto di silenzio e raccoglimento in memoria delle vittime».
Tali continui attentati terroristici di evidente matrice islamista generano alcune riflessioni. Pare evidente il fallimento delle politiche sulla laicità dello stato portate avanti dalla Francia e quelle sull’accoglienza dei migranti (l’attentatore di Nizza, Brahim Aoussaoui, nonostante fosse stato giudicato da rimpatriare, è giunto indisturbato in Francia). Inoltre i fatti di Vienna, simili a quelli del 13 e del 14 novembre 2015 a Parigi a “Charlie Hebdo” e al “Bataclan”, mostrano la presenza di una chiara regia e un’attenta pianificazione dell’attentato. Gli attenti continuano ad avvenire, nonostante la formale fine dello Stato Islamico, che era considerato da molti la sola mente di questi eventi. Questi atti terroristici mostrano come gli attentatori, anche quelli armati di coltello, che sembrerebbero agire da soli, invece godano di una rete di appoggio fatta da soggetti che li assistono fino al luogo prescelto per il compimento del loro gesto. Risulta quindi evidente che non si possa più banalizzare questi atti, collegandoli solo alla pubblicazione di alcune vignette satiriche. Il terrorismo islamista esiste dal 2001, con l’attentato alle torri gemelle. L’unica differenza è che oggi il terrorismo non è più lontano da noi, in America o Medio Oriente, ma è in Europa e non si può più fare finta di niente davanti agli attacchi alla cristianità, all’ebraismo e all’intera cultura europea.
Lorenzo Battiglia
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