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Attualità  

Accoglienza e solidarietà: dobbiamo essere i primi

Accoglienza e solidarietà: dobbiamo essere i primi

Il Vescovo invita le comunità ad aprire le porte La tragedia di tanti immigrati che dall’Africa cercano aiuto in Italia e in Europa non ci lascia indifferenti. In tutti noi c’è non solo un vago senso di pietà ma soprattutto il desiderio di dare risposta a questa drammatica emergenza umanitaria. Tutte le diocesi del Piemonte stanno impegnandosi a cercare soluzioni concrete. Nel momento in cui diciamo ai nostri fedeli, e prima ancora alle Istituzioni dello Stato, che questa è l’ora della solidarietà, dobbiamo verificare se prima di tutto nelle nostre strutture possiamo ospitare qualche famiglia o qualche immigrato, evitando così la concentrazione in grandi tendopoli difficilmente gestibili.

Alcuni punti devono essere fermi: l’Italia non va lasciata sola ad affrontare questo problema. L’Europa deve sentirsi coinvolta nell’offrire sostegno e accoglienza. Il Sud d’Italia non può reggere a questa marea umana che si riversa sulle sue sponde. Tutte le Regioni d’Italia hanno il dovere di collaborare e di offrire spazi per ricevere una parte di immigrati. Le diocesi – anche la nostra – devono essere in prima linea per offrire fattiva collaborazione con le Istituzioni dello Stato e della Regione. È questo un dovere e anche un esempio. Soprattutto è un atto di obbedienza al Vangelo. Il capitolo 25 del Vangelo di Matteo va tradotto nella situazione di oggi. Ho chiesto a tutte le parrocchie e comunità religiose – nel limite del possibile – di mettere a disposizione della Regione qualche struttura di loro proprietà. Invito i Consigli Pastorali Parrocchiali, insieme ai parroci, a verificare se questo è possibile. Anch’io sono disponibile ad accogliere in vescovado qualche persona.

La nostra Caritas si impegna a fare da collegamento con la Caritas Regionale e le Istituzioni.

Proprio perché in nome del Vangelo predichiamo l’accoglienza e la solidarietà dobbiamo essere i primi ad offrire – pur facendo qualche sacrificio e restringendoci un po’ – le nostre strutture per questi nostri fratelli tanto provati. Sono sicuro che il tessuto solidale della nostra diocesi saprà dare segnali di condivisione e di solidarietà.

+ Pier Giorgio Debernardi

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