Siamo ormai nel 2014. Il tempo passa. Per i ragazzi è un balzo in avanti che si preannuncia, per gli anziani è una scommessa da vivere sperando di farcela. Per tutti è un temo che sa di partita da giocare non al ribasso, sia pure dentro scenari tutt’altro che facili. Tanti i pensieri che si affollano nell’animo, mentre si cambia almanacco. Ma, bando alle battute più o meno intelligenti o scontate! Meglio avere la mente lucida ed il cuore disponibile, per assumere il tempo, fuori di ogni banalità e di ogni sciocchezza. “Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni. Però ciò che è importante non cambia: la tua forza e la tua convinzione non hanno età. Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno. Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza”. Così si esprimeva madre Teresa di Calcutta che sul tempo prezioso della vita ha investito parecchio. L’anno nuovo allora non è una iettatura in più, mentre ci tocca ancora far fronte ad una crisi che non molla la presa. Certo, resta il tempo in cui calcare un campo ancora avvolto da tanto buio, da mille incertezze, da insidie, da incognite, di precarietà assortite. Nessuno può scordare facilmente l’immagine pungolante del profeta Isaia che fa domandare alla sentinella “Quanto resta della notte?”. Forse rimane parecchio. Forse non saremo mai più come prima. Forse dovremo ripensarci un po’ daccapo, sul piano socio-economico, all’interno del lavoro, della società, della convivenza, della sobrietà, della condivisione… Forse siamo alle prese con una sorta di… dopoguerra. Con molto da ricostruire, ma con meno entusiasmo delle generazioni anni ’40, anni ’50 ed anni ’60. La notte si prolunga. E va attraversata, verso l’alba. Ed in questa notte molto va messo in discussione. E’ il tempo in cui ricomprendere ciò che vale della vita e ciò che è decisivo nello stare insieme. Madre Teresa di Calcutta diceva che dopo ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza. Ed è questa ripartenza che va individuata, ragionata, messa in comune, sperimentata. Tutti i guru del progresso, della ripresa, del rilancio… vanno presi con le molle. La realtà, quella vera e concreta (non quella dei sondaggi, delle statistiche, dell’immaginario collettivo) costringe ai piedi per terra, mette inquietudine ed affanno. Il momento è delicato e complesso. Può anche esplodere. Va affrontato con i nervi saldi. Ovvio che ci sono coloro che, con maggiori responsabilità sciali e politiche, dovrebbero fare la loro parte senza rinvii o meline. Lo si è detto tante volte. E si è anche piuttosto stanchi nell’invocare queste svolte da chi sembra scollato e sconnesso dal Paese reale. Allora, forse è il caso di ripescare dal basso una manciata di coordinate alternative che possono dimensionare altrimenti la sfida che sta davanti a tutti. Vengono in mente i tanti portatori di disabilità con le loro famiglie, con le loro menomate prospettive di vita, con i loro limiti psico-fisici, con il loro domani più incerto… Ebbene, in mezzo a noi, grazie ad Associazioni, Gruppi, Laboratori… stanno dando a tutti i “normodotati” una costante ed intrapredente lezione di stile, di speranza, di incoraggiamento. A Mondovì e dintorni – e le nostre pagine spesso ne danno testimonianza – ci si mobilita con gli amici disabili per guardare insieme alla vita in un’altra prospettiva, mettendo loro al centro e non le logiche dell’efficienza (che pure non funzionano più di tanto), accontentandosi di piccoli-grandi passi in piccole-grandi cose di un altro valore (umano soprattutto). Dentro la crisi ci sono anche loro. Ed i tagli li hanno pure bastonati. Ma non si arrendono. Ci dicono che non ci si deve rassegnare allo scoramento, che ci si deve dare una mano, che si va avanti solo insieme, che non tutto è misurabile nel Pil, che la realtà non sta sulle ribalte mediatiche o sulle pagine patinate… Insomma ci ricordano che c’è un’altra storia di umanità che nessuna crisi ci potrà portare via. Buon anno…
Corrado Avagnina (AGD)