Il 27 gennaio del 1945 gli Alleati liberavano Auschwitz Dodici anni fa veniva istituito dal Parlamento italiano il Giorno della Memoria da celebrarsi il 27 gennaio di ogni anno; la data prescelta si ricollega alla liberazione dei prigionieri che si trovavano nel campo di sterminio nazista da parte dei soldati sovietici dell’Armata Rossa. Oltre il cancello ove campeggiava la scritta: “Arbeit macht frei” (Il lavoro rende liberi) scoprirono l’inferno! Così gli Alleati per la prima volta toccarono con mano la terribile realtà dei campi di concentramento, trovarono camere a gas e forni crematori, baracche con persone denutrite ridotte a larve umane, una sconvolgente desolazione umana e spirituale, filo spinato, fosse comuni, torrette con mitragliatrici pronte a sparare su qualsiasi tentativo di fuga: Auschwitz insieme ad altri campi come Birkenau, Mauthausen, Dachau, ecc. erano stati approntati inizialmente per internare gli oppositori politici del nazismo, ma ben presto divennero i terminali per la “soluzione finale” pensata da Hitler per eliminare fisicamente gli ebrei che vivevano in Europa.
I sopravissuti definirono questi avvenimenti con il termine “Shoah” una parola ebraica che significa “catastrofe”, il termine vuole sostituire la parola “olocausto” che spesso viene usato per definire lo sterminio nazista in quanto esso ha un riferimento al sacrificio biblico e quindi implicitamente si corre il rischio di dare quasi un senso tragico a questo evento di morte, evento che invece risulta insensato e incomprensibile proprio per l’uccisione folle e premeditata di milioni di persone.
Dopo questi tragici avvenimenti è stato coniato il termine “genocidio” e nonostante la terribile lezione impartita dalla Storia a metà del ventesimo secolo, altri genocidi sono stati perpetrati in altre parti del mondo, anche nella civilissima Europa e purtroppo alcuni sono tutt’ora in corso. Il Giorno della Memoria pertanto vuole ricordare la Shoah come evento che racchiude tutta il dolore del popolo ebraico e con esso le sofferenze di altri popoli, più che un omaggio – per altro doveroso – alle vittime innocenti che morirono nei campi di sterminio nazisti, il 27 gennaio può e deve diventare una giornata ove ci sia lo spazio perché ciascuno di noi prenda coscienza dell’efferatezza dell’animo umano quando questi si vende ad una ideologia perversa. Non solo quindi un atto di pietà verso i defunti, ma la presa di coscienza che ciò che è accaduto può ancora accadere e solo una fede incrollabile nei valori dell’uomo e nel rispetto della sua dignità, può impedire che si ripetano.

Don Mario Bandera
Commissione Giustizia e Pace
Diocesi di Novara Il campo di concentramento di Auschwitz