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Approfondimenti  

Tante maniere di fare “montagna”. Una testimonianza dalla Colombia

Tante maniere di fare “montagna”. Una testimonianza dalla Colombia

Dietro invito del giornalista del CAI Italiano Lodovico Marchisio, al quale mi unisce l’ideale comune dell’arrampicata, racconto come si vive qui da noi la passione per la montagna.
Nel mio paese, la Colombia, l’alpinismo sta attraversando un momento importante. Non solo per il momento storico che stiamo attraversando, ma per ciò che questo significa e cioè l’accesso alle aree naturali che possono diventare gli scenari per la pratica sportiva, anche perché quest’attività si sta sviluppando in una maniera importante e la domanda aumenta esponenzialmente.
Nell’ultimo anno, ho vissuto da vicino la problematica di “El Peñol” (il nostro monolito per eccellenza), dove gli interessi privati e commerciali sono stati più rilevanti degli interessi comuni e di protezione della natura. Analogamente, all’inizio del 2016 il parco nazionale di “Il Cocuy” è stato chiuso al pubblico per ragioni simili. In questo parco, si trova il ghiacciaio più grande di tutta la Colombia ed è formato da oltre 25 cime coperte di neve e ghiaccio.
Il primo novembre ho avuto l’opportunità di fare un viaggio in Ecuador, e mi son fatta un’idea romantica della montagna, infatti, sono partita con tante illusioni su tutto quello che potrebbe dare la montagna alle persone che la frequentano perché la montagna è stata per me una scoperta eccezionale e anche molto produttiva sul piano umano e personale e ho pensato che come a me, la montagna potrebbe insegnare ad altre persone un cammino più solidale con se stessi e con chi ti vive accanto.
Ho saputo che c’era un progetto latino-americano chiamato “Mujer Montaña” (Donna Montagna), che ha condotto il quarto incontro internazionale di alpinismo e arrampicata in quel paese e ho scelto di farne parte con lo stesso “token”, improntato sul romanticismo allo stato puro.
Quando si legge che fanno di questo progetto i loro primari obiettivi, semplicemente si pensa: “Voglio essere una parte di tutto questo”. Almeno così è successo a me. Non si tratta solo di una proposta che promuove la pratica del trekking di media, alta montagna e sport di avventura in America Latina per le donne, ma è una filosofia di vita. Dopo quest’esperienza ho portato con me tante idee e tante esperienze che ho imparato e che desidero condividerle con voi amici italiani perché è quello che dà il titolo a questo articolo: “Tante maniere di fare montagna”.
A differenza della Colombia, in Ecuador la pratica dell’alpinismo è ampiamente riconosciuta e regolamentata, sia nell’impostazione come sport sia nella pratica del turismo. Questo significa vantaggi e svantaggi, ma sicuramente come si dice nel mio Paese considerando la situazione attuale dell’alpinismo: preferisco una “montagna” regolamentata che vietata. Sto quindi andando a parlare di quel poco che ho avuto la possibilità di imparare in questo mese in Ecuador. La maggior parte dei parchi di arrampicata e alpinismo sono pubblici, quindi l’accesso è garantito. Per quanto riguarda i profili delle persone che frequentano questi scenari, sono stata in grado di identificare due gruppi principali: i turisti e gli sportivi. Il primo gruppo è, in buona parte, composto da stranieri; il secondo, principalmente da Ecuadoriani. In aggiunta, molte sono le associazioni di arrampicata; club sportivi legalmente costituiti come l’alpinismo club dell’Università Centrale dell’Ecuador e le associazioni di guide, di cui la principale è l’Associazione Ecuadoriana di guide di montagna – ASEGUIM.
Nella seconda fase di “Mujer Montaña” (dove si è parlato dei ghiacciai) ero con persone di tutta l’America Latina con le quali si è condiviso l’amore per la montagna. Alcuni con più esperienza di altri, grandi camminatori, grandi scalatori; ma ognuna di queste persone si era rivolta a questo progetto con l’unica idea di andare lì a dare tutto il meglio di se stessi. Ho imparato così che ci sono molte motivazioni per avvicinarsi alla montagna, poiché non tutte le persone arrivano con lo stesso romanticismo. Alcuni infatti sono più pragmatici e il loro particolare interesse si accentra più sull’arrivare in vetta. Altri sono avventurieri, erano lì per esplorare, per ascoltare e vedere quanto poteva trarre come conoscenza diretta da quest’esperienza. C’erano poi i romantici, che come me, avevano qualcosa da offrire o da chiedere alla montagna, più che raggiungere una cima, cercando di crescere come persone e di portare queste lezioni di vita ai loro luoghi di origine. Come ci sono diversi tipi di persone che cercano qualcosa di diverso in montagna, è infatti necessario che la montagna sia aperta a tutti e offra a ciascuno di loro secondo le loro esigenze, ciò che cercano. Non va dimenticato che questo è un approccio che, se non è fatto con la sicurezza e la serietà necessaria, può costare la vita. Anche questo ho imparato io in Ecuador, perché se ti avvicini alla montagna, si deve farlo con rispetto e preparazione. Quando si è esposti alla montagna, non solo sei in rischio tu ma anche le squadre di persone che vengono con te e che stanno accanto a te in caso d’incidente, quindi devi dare una mano per riscattarti, se fosse necessario. Non devi essere egoista in montagna e non si deve mai dimenticare che questo è uno scenario naturale che deve essere rispettato ed amato.
Trovo interessante il fatto che l’alpinismo sia regolato, anche se so che ci sono ancora dei dettagli da perfezionare. Mi piace soprattutto la possibilità di scegliere come si desidera raggiungere la montagna; alcuni preferiscono non approfondire la sua parte pratica e gestire le nozioni di base, poiché conoscono molto bene la parte tecnica, anche se provengono da luoghi diversi, in taluni casi però una buona guida qualificata è importante, altri, invece, desiderano conoscere sempre di più i dettagli tecnici e in questo caso occorre contare sulle scuole di montagna, com’è il caso del club formativo che è essenziale. Il motivo è che alcuni vogliono poter vivere “di montagna” e altri “per la montagna”. In Colombia abbiamo una grande opportunità e anche una grande minaccia. Possiamo guadagnare idealmente tanto o possiamo anche perdere tutto. Per ora ho avuto solo la possibilità di conoscere una montagna diversa in Ecuador, il mio invito è rivolto ora a costruire una visione globale, imparare da chi sta provando a rifare ed a creare strade nuove e conoscenze per cambiare le cose che finora non hanno funzionato, ma soprattutto pensare a come vogliamo fare “montagna”?
Grazie, amici alpinisti italiani per avermi dato la possibilità di esprimermi attraverso questo mio scritto che mi unisce a voi idealmente.

Maria Alejandra Martinez Polanco

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