13 Febbraio 2017
Segnali positivi dal Bangladesh
Maria e Gabriele Bresso sono tornati da poche settimane dal Bangladesh. Maria è docente universitario in chimica agraria; suo marito è educatore professionale. I loro occhi brillano ancora per aver visto un paese che, nonostante mille difficoltà, sta iniziando a crescere e a fiorire. Nel 2003 Maria era stata inviata in Bangladesh dall’Università per una ricerca su alcune contaminazioni da arsenico. Lì ha incontrato una realtà molto povera e negli anni seguenti con Gabriele ha deciso di tornare in quel paese per realizzare alcuni progetti finalizzati soprattutto alla scolarizzazione dei bambini. Nel 2008, con alcuni amici di Treviglio (BG), hanno fondato l’associazione “Idee onlus”.
Dopo alcuni anni “fermi”, a causa della situazione economica italiana e del panorama politico internazionale, Maria e Gabriele sono tornati in Bangladesh «Abbiamo trovato una situazione positiva – racconta Maria -. Sinceramente non ce la aspettavamo. Certo i problemi ci sono ma la situazione culturale sta cambiano».
«In un villaggio – prosegue entusiasta Gabriele – ci hanno fatto capire che preferivano avere una maestra piuttosto che altri beni. Il cibo e il resto, bene o male, se lo procurano loro. Hanno percepito l’importanza dell’istruzione ed è una grande cosa!»
Piccoli miracoli
Il primo progetto che hanno visitato è stato quello di Dhaka che seguono con l’associazione Space. Una piccola scuolina “attrezzata” con poco materiale didattico ma almeno le pareti sono state dipinte. «All’interno dello squallore dello slum spicca l’edificio della scuola ed è anche questo è un segno di speranza per tutti», sottolinea Gabriele. Gli affitti, però, sono molto cari e il padrone dell’immobile ha deciso di sfrattare i piccoli scolari. Ma ecco la meraviglia: la moglie di colui che gestisce il progetto è direttrice di una scuola per bambini un po’ più benestanti e ha deciso di ospitare i bambini sfrattati nella propria scuola al pomeriggio quando le aule sono vuote. Sorgeranno altri problemi ma è un bel gesto per la mentalità bengalese.
Maria e Gabriele hanno conosciuto Angela Gomes una donna molto carismatica tra gli slum. Ha vinto un premio prestigioso che è il corrispondete del Premio Nobel per l’Asia. Lei, nonostante i suoi gravi problemi di salute, si dedica totalmente agli abitanti degli slum, ai cosiddetti “fuori casta”. Molto rispettata e amata come una madre da tutti. Da quaranta anni si occupa dei bambini, dell’emancipazione delle donne e della loro salute. Con lei hanno visitato il progetto di Banchte Shekma.
La comunità che i due italiani hanno deciso di seguire è estremamente povera. Altre associazioni, dato il caso disperato, non l’hanno scelta. «Bambini poveri ne avevo già visti e anche affamati, ma questi erano particolarmente denutriti e rachitici», riferisce Maria. In quel progetto si è dovuto accantonare la parte di scolarizzazione e nutrire i bambini. Poco per volta, anche questo villaggio ha iniziato a risollevarsi coltivando un po’ di verdure vicino alle case e creando un accordo tra le mamme dei bambini che frequentano l’asilo. Adesso si turnano per preparare il piatto tipico con riso verdure che viene distribuito al mattino ai bambini e ad alcune persone disabili.
Un fiore di loto nello slum
Una ragazzina di circa quattordici anni è andata loro incontro con un po’ con timidezza e un po’ di curiosità: «Un fiore di loto nello slum», si commuove Gabriele. Quando la fanciulla ha iniziato a parlare ha stupito per il suo corretto inglese. Cosa molto rara se non unica! La ragazzina ha ammesso che le sarebbe piaciuto diventare infermiera ma suo padre è morto e sua madre ha l’artrite reumatoide. La madre tra le lacrime ha confessato che spesso chiede la carità. «Un talento così non può essere sprecato», sostiene Maria. Il saluto alla partenza da quello slum è stato la promessa di trovare una situazione idonea per il “fiore di loto” e per sua madre.
Gli ultimissimi di padre Luigi
Ultimo progetto visitato è stato quello di padre Luigi Paggi, un saveriano di Como. Padre Luigi segue una popolazione che vive al bordo della foresta. Sono addirittura al di sotto dei fuori casta. Si tratta dei “munda” che hanno perso la propria identità con il dominio inglese. Padre Luigi si è occupato delle loro case che da anni erano state distrutte da un’alluvione, ha acquistato il terreno, il materiale, ha inviato alcuni giovani a frequentare corsi di edilizia. Questi al loro ritorno hanno costruito le proprie case. Nell’ostello di padre Luigi vivono le ragazze che fuggono da matrimoni combinati e precoci. Lui le ospita e loro si sono organizzate in un’associazione di sarte. Ottanta di loro hanno avuto in dono una macchina da cucire a pedali: ricevono gli ordinativi, acquistano le stoffe e poi vendono i manufatti. Ora occorrerebbero altre macchine perché le fanciulle aumentano.
Una storia emblematica: Una ragazza giovanissima è fuggita di notte, il padre la seguiva con uno stregone che le lanciava maledizioni. La fanciulla ha raggiunto l’ostello di padre Luigi e attualmente è iscritta alla locale facoltà di ingegneria civile.
Buone notizie che fanno bene
Maria e Gabriele avrebbero ancora molto da raccontare su un paese veramente povero. «Ci siamo fatti lo scrupolo di risparmiare i soldi del nostro viaggio per inviarli alle persone più bisognose – racconta Gabriele – ma loro ci hanno assicurato che preferiscono la nostra presenza perché sono orgogliosi di poterci mostrare i loro progressi»
Maria è soddisfatta della situazione che sta migliorando, anche se di poco. Adesso, però, non deve essere abbandonata: «Finalmente delle buone notizie che fanno bene anche al morale degli italiani».
Cristina Menghini
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