21 Ottobre 2019

Sahel. La felicità è un pozzo d'acqua

Se non salva una vita, un pozzo d’acqua nel Sahel almeno la rende un po’ più facile. Siccome ce ne sono pochi, per far scorta d’acqua a volte bisogna percorrere diversi chilometri a piedi sotto il sole. Averne uno vicino al villaggio migliora notevolmente la qualità della vita.

Ma realizzare uno di questi pozzi non è affar semplice.

Prima di tutto occorre individuare (e non è scontato) dove trovare l’acqua. Prima dello scavo si ricorre così sia alla scienza con tecniche geofisiche, sia ai sistemi tradizionali dei rabdomanti (che usano aghi e foglie di una pianta locale). Naturalmente bisogna rispettare delle distanze di sicurezza da cimiteri e zone inquinate.

La fase della perforazione si avvale di macchine a martello con trivelle che attraversano diversi strati di suolo fino a raggiungere le falde acquifere. Trovata l’acqua è necessario misurarne la pressione: il minimo richiesto è di 700 litri all’ora.

Se tutto va bene, si procede poi a ripulire la zona del pozzo per proteggere la perforazione con una guaina per eliminare le impurità. La tappa seguente è il pompaggio dell’acqua per valutarne la portata e raccoglierne un campione pulito da far analizzare in laboratorio. Ricevuto il nulla osta dai tecnici, viene realizzata la piattaforma su cui installare la pompa manuale per l’acqua.

Anche “Acqua nel Sahel“, l’associazione fondata a questo scopo da monsignor Pier Giorgio Debernardi, si occupa in collaborazione con la Caritas del Burkina Faso di progettare e realizzare pozzi. Il costo di uno di questi interventi si aggira sui seimila euro: chi volesse aiutare l’associazione può farlo con un bonifico all’IBAN IT65S0306930130100000012070.