7 Gennaio 2021
La condanna della Chiesa americana all'assalto dei "trumpiani" al Congresso
Situazione senza precedenti a Washington: il 6 gennaio 2021 gruppi di violenti trumpiani, alcuni armati, hanno assaltato Capitol Hill, il Campidoglio della capitale, dove il Congresso stava certificando la regolarità dell’elezione di Joe Biden 46° presidente. Senatori e deputati hanno indossato maschere antigas e sono stati evacuati. Gli arrabbiati hanno tentato di entrare nella Camera dei rappresentanti e la situazione è andata fuori controllo: 4 morti, 13 feriti, 52 arresti.
LA CONDANNA DI TUTTO IL MONDO – Muriel Bowser, sindaca di Washington, ha esteso l’emergenza pubblica per altre due settimane, fino al giorno dopo l’insediamento di Joe Biden – il 20 gennaio – quando si temono nuovi forti disordini dei sostenitori del presidente sconfitto. Dopo il no di Camera e Senato all’obiezione sul voto in Arizona, il Congresso si è riunito sotto la presidenza di Mike Pence, vicepresidente, e ha certificato i voti Stato per Stato dichiarando legale l’elezione di Biden. Si dimettono la portavoce di Melania Trump e il vice portavoce della Casa Bianca. I fatti scuotono l’opinione pubblica mondiale: politici e giornali di tutto il mondo condannano le violenze e chi le ha fomentate, Donald Trump: il presidente francese Emmanuel Macron, il premier britannico Boris Johnson, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Parlamento Ue David Sassoli: «L’assalto a Capitol Hill è una pagina nera che resterà impressa».
«LE PERSONE DI BUONA VOLONTÀ CONDANNANO LA VIOLENZA» – Da Los Angeles, l’arcivescovo José Horacio Gómez, presidente della Conferenza dei vescovi statunitensi, condanna: «Questo non è ciò che siamo come americani, dove la transizione pacifica del potere è uno dei segni distintivi. La Madonna guidi sulla via della saggezza e di un sano e autentico patriottismo». Molto articolato il biasimo del cardinale arcivescovo di Washington Wilton Gregory: «Dobbiamo fermarci e pregare per la pace. Il tono di divisione che ha dominato le nostre conversazioni deve cambiare e coloro che ricorrono alla retorica incendiaria devono assumersi la responsabilità di incitare alla crescente violenza nella nostra Nazione». Invita a onorare il luogo «terreno sacro» in cui le leggi e le politiche della Nazione vengono discusse e decise; prega per la sicurezza degli eletti, del personale, dei lavoratori, dei manifestanti, delle forze dell’ordine: «Ci sono ferite e danni tremendi». Richiama tutti alla collaborazione, al rispetto dei valori democratici e al bene comune.
UNA VERGOGNA NAZIONALE PER UNA NAZIONE DEMOCRATICA – Il cardinale Blase Joseph Cupich, arcivescovo di Chicago, parla di «vergogna nazionale. Possa l’amore di Dio ricordare a tutti gli americani che la politica è la risoluzione pacifica di punti di vista contrastanti. Questa è la nostra tradizione di nazione democratica, e noi la miniamo a nostro rischio e pericolo. Gli eletti possano ascoltare i consigli dei loro angeli migliori per difendere la Costituzione che hanno giurato di difendere». Afferma: «La violenza al servizio di una falsità è peggiore: per molti mesi abbiamo assistito alla deliberata erosione delle norme del nostro sistema di governo». Difende la protesta pacifica «diritto sacro. I fatti del Campidoglio dovrebbero scioccare la coscienza di ogni americano patriottico». Johnny Zokovitch, direttore esecutivo di Pax Christi Usa definisce le violenze «il risultato della demagogia di un uomo, il presidente Trump, e del fallimento di tutti coloro – politici, media, famiglia e altro ancora – che hanno scusato, trascurato, licenziato, incoraggiato l’odiosa e divisiva retorica che ha definito il mandato di questo presidente. Coloro che avrebbero potuto e dovuto ritenere questo presidente responsabile hanno fatto esattamente il contrario negli ultimi quattro anni e i brutti e vergognosi incidenti sono il triste e prevedibile risultato di questa abdicazione di responsabilità».
GLI STATI UNITI ALLA PROVA DELLA RICONCILIAZIONE – In novembre, subito dopo il voto, mons. Gómez si congratula con il secondo presidente cattolico, dopo John Fitzgerald Kennedy, eletto il 3 novembre 1960. «Ringraziamo Dio per la benedizione della libertà. Il popolo americano si è espresso. Ora è il momento che i nostri capi si riuniscano in uno spirito di unità nazionale e si dispongano al dialogo e all’impegno per il bene comune. I cattolici hanno il dovere di essere operatori di pace, di promuovere la fraternità e la fiducia reciproca e di pregare per un rinnovato spirito di vero patriottismo. La Vergine Maria ci aiuti a lavorare uniti per realizzare una Nazione sotto Dio, dove si difende la santità di ogni vita umana e si garantisce la libertà di coscienza e di religione». Parole chiarissime contro le divisioni provocate da Trump. «Una casa divisa contro sé stessa non può reggersi in piedi». La frase di Gesù (Marco 3,25) è ripresa il 16 giugno 1858 da Abraham Lincoln, candidato al Senato: sottolinea che la giovane democrazia americana non potrebbe reggersi con metà degli Stati che proteggono la schiavitù. Il discorso del futuro presidente è un monito sempre attuale per il popolo americano che fin dallo stemma si richiama all’unità: «E pluribus unum, Dai molti uno». I media americani indicano la riconciliazione, la lotta alla pandemia, la crisi economica come le tre sfide più urgenti e gravi. Il 30 giugno 2020, nel messaggio alla Catholic Press Association, Papa Francesco ricorda che l’ideale dell’unità «deve ispirare il servizio che offrite al bene comune. Questo bisogno è ancora più urgente in un’epoca di conflitti e polarizzazioni da cui non è immune la comunità cattolica. Abbiamo bisogno di media capaci di costruire ponti, difendere la vita e abbattere i muri, visibili e invisibili, che impediscono il dialogo sincero e la vera comunicazione tra le persone e le comunità». Modello validissimo per una Nazione multietnica, multiculturale, multireligiosa.
Pier Giuseppe Accornero
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