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Acqua nel Sahel  

#cronacheafricane. Burkina Faso: altri martiri cristiani

#cronacheafricane. Burkina Faso: altri martiri cristiani

L’attentato contro la chiesa cattolica di Essakane (Burkina) il 25 febbraio 2024 ha causato 15 morti; il paese africano vive un periodo di incertezza tra Al Qaeda, giunta militare al governo e la vicinanza di Russia e Turchia.

 

«C’è sempre più propaganda militarista e i ragazzi, che costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione, sono invitati a guardare più alle armi che allo studio e formazione», spiega alla rivista “Popoli e missione” padre Paolo Motta, missionario italiano a Ouagadogou, capitale del Burkina Faso: domenica 25 febbraio mattina un attentato, durante la Messa nella chiesa cattolica di Essakane, nell’estremo nord, ha sconvolto la Chiesa cattolica e il Paese africano, stretto fra golpismo, putinismo e violenza islamista.

È la popolazione che paga il prezzo più alto: quindici fedeli sono stati trucidati, dodici sul colpo e altri tre durante il ricovero in ospedale. Di un secondo attentato è stata vittima la moschea della comunità islamica a Natiaboani, ma le notizie sono scarse.

 

Il cordoglio del papa

Papa Francesco, in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin al presidente della Conferenza episcopale, esprime grande cordoglio per le vittime del duplice attacco: con «profondo dolore» il Pontefice ha appreso del tragico attacco terroristico alla chiesa cattolica e alla moschea; si unisce al lutto delle famiglie; esprime «vicinanza, dolore e tristezza» per la perdita di vite umane; ricorda che «l’odio non è la soluzione ai conflitti»; invita «al rispetto dei luoghi sacri e alla lotta contro la violenza per promuovere i valori della pace»; chiede al Signore di «portare forza e consolazione a tutti coloro che sono stati colpiti da queste tragedie»; invoca l’abbondanza delle benedizioni divine sui figli e le figlie sull’intera nazione africana. Il vicario apostolico della diocesi di Doro, Jean-Pierre Sawadogo, esorta a «convertirsi quanti continuano a seminare morte e desolazione».

 

Paese retto da una giunta militare

Il Burkina Faso, grande quasi quanto l’Italia (274 mila chilometri quadrati), ex colonia francese, senza sbocchi sul mare, è dominato dal 30 settembre 2022 da una giunta militare golpista guidata dal presidente ad interim Ibrahim Traoré. «Contrastare l’avanzata jihadista senza un consistente sostegno esterno resta un’impresa ardua» scrive la rivista “Popoli e missione”. Spiega una fonte missionaria: «La caratteristica di questi attacchi è che non sono mai rivendicati, ma per esperienza sappiamo che si tratta di terrorismo jihadista finalizzato a controllare il territorio». Oltre un terzo del Paese è nelle mani di gruppi islamisti legati ad Al-Qaeda: i terroristi ad Essakane hanno agito in una zona al confine con il Mali, lontana dal controllo statale.

 

Il fascino di Russia e Turchia

In questa fase di rigurgito anti-coloniale e anti-europeo è alla Russia di Putin e alla Turchia di Erdogan che guardano le giunte militari di Mali, Niger e Burkina Faso e i giovani del Sahel affascinati dalle bandiere e dalla propaganda: «C’è un grande putinismo nel Sahel; si è creato il mito russo all’interno di un rinnovato orgoglio nazionale» dicono ancora i missionari. La velleità dei governi golpisti è quella di voler sconfiggere il jihadismo con il solo supporto di armi e uomini russi e truppe autoctone: ma sono in circolazione anche droni turchi.

 

L’Alleanza economica del Sahel

«L’isolamento geopolitico e la creazione dell’Alleanza economica del Sahel, di cui fanno parte Mali, Burkina Faso e Niger, rischia di peggiorare la situazione sociale» spiega a “Mondo e missione” dal Niger padre Mauro Armanino, Membro della Società missioni africane: è convinto che l’autarchia «non abbia mai dato grandi risultati. Temo che il peggio sia ancora davanti a noi se continuerà questa serie di opzioni di stampo autonomistico-militarizzato. Il possibile totalitarismo finirà per nuocere ai più poveri».

 

Il ritorno delle religioni tradizionali

«Altro fattore preoccupante per la Chiesa è un certo rifiuto da parte della gente delle religioni, Cristianesimo e Islam, percepite come parte dell’era coloniale» dice padre Paolo Motta, per il quale stanno risorgendo le religioni tradizionali africane «come forma di orgoglio autoctono».

 

Le insidie di Al Qaeda

Sostengono i missionari: «Il Burkina Faso è un Paese povero ma aveva sempre avuto il grande vantaggio della pace, a parte l’ultimo colpo di Stato. Soprattutto il nord è un territorio di collaborazione tra le varie forze sociali e religiose. C’è grande fraternità tra musulmani, che sono la maggioranza, e i cristiani. Però da parecchi anni Al Qaeda sta cercando di impadronirsi e sconvolgere dell’area subsahariana».

Pier Giuseppe Accornero

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