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Approfondimenti  

Anan: Elisa Zaccagna racconta un ponte tra Italia e Benin

Anan: Elisa Zaccagna racconta un ponte tra Italia e Benin

L’esperienza di Elisa Zaccagna tra Benin e Italia, due terre ugualmente bisognose di aiuto, chi in senso materiale, chi dal punto di vista dei rapporti umani.

Andare in Africa è un’esperienza che cambia davvero la vita di una persona.

Si entra in contatto con un contesto incredibile, molto lontano a quello a cui siamo abituati, si vivono esperienze indimenticabili e si cresce come persona. È quello che è successo a Elisa Zaccagna, di Riva di Pinerolo, 37 anni. Di professione educatrice professionale ha sempre lavorato in ambito sociale spaziando da una comunità psichiatrica alla comunità di alcolisti. Elisa ha incominciato ad andare in Africa dal 2007, aveva 19 anni, e precisamente in Congo, come volontaria: «È stato il primo di tanti viaggi, ma in quel primo viaggio ho compreso che il mio posto non sarebbe stato in Italia ma in Africa. È stata la grande umanità a conquistarmi. In pratica i viaggi successivi sono stati improntati nella ricerca del paese dove potessi mettere a disposizione le mie competenze professionali per portare avanti i miei progetti».

In Benin ci arriva nel 2018 e dopo sei mesi, come volontaria  in un’associazione, lo sceglie per mettere radici. Acquista un terreno e i lavori della casa sono stati avviati a distanza per via dell’insorgere del Covid: «Sono riuscita a partire a luglio e a ottobre la casa era finita. La mia idea era quella di poter ospitare persone dall’Italia che avessero voglia di venire a conoscere il paese e conoscere quello che noi facciamo». Con la sua amica Abiba, in Italia con lei in questo periodo, ha creato l’ONG Anan che in lingua beninese significa “ponte” per legare l’Italia al Benin e viceversa.

Da gennaio 2022 sono già stati creati dieci pozzi, grande problema è infatti avere l’acqua potabile in Benin. Altro problema è il diritto allo studio e in questo senso hanno messo in piedi un progetto per mandare a scuola i bambini che diversamente non avrebbero la possibilità di andare quest’anno scolastico abbiamo sostenuto 124 bambini più due ragazze all’università.

In ambito agricolo hanno aiutato una cooperativa agricola con mezzi agricoli tanto da passare da 5 a 15 contadini che implica una superficie di terreno maggiore coltivata ma serve anche a sensibilizzare la popolazione locale sul lavoro di cooperazione.

Nel settore sanitario presso un centro per disabili mentali e fisici lavorano per creare piccole autonomie individuali: «Siamo alla ricerca di persone volontarie che dall’Italia, con le competenze adeguate, da neuropsicomotricisti piuttosto che fisioterapisti che hanno esperienza in ambito di disabilità, ci vengano a dare una mano in cambio di ospitalità».

Con la scuola primaria di Pomaretto il progetto va avanti da tre anni e si chiama:  “Cittadini del mondo”. «Abbiamo accompagnato i bambini dalla terza elementare alla quinta in questo progetto con un parallelismo sulle tematiche le più disparate ma, da italiana, mi sento anche nel dovere morale, etico e civile di fare qualcosa anche per gli italiani che hanno bisogno di maggiori rapporti umani».

A Pinerolo linaugurazione della mostra fotografica “Alla scoperta del Benin” ha aperto la IV edizione del Festival della Fraternità di Pinerolo. «C’è l’idea, per i ragazzi africani, che l’Europa sia l’eden del benessere, senza sapere che anche in Europa c’è chi soffre la fame o ha altri disagi quindi spesso mi chiedono perché sono andata via dal mondo a cui loro vogliono arrivare. Devo spiegare loro che che in Italia c’è una povertà umana, manca la fratellanza: manca il vincolo naturale e spirituale che sussiste tra fratelli, quell’unione per fini umanitari».

Graziella Luttati

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